Lettera a Lorenzo de' Medici sulla questione della lingua con polemica contro Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini e Giovanni Tortelli

Opera Data: Epistolae collectae, XXXVII 2
Recipient: Medici Lorenzo de' 
Authors: Filelfo Francesco 
Language: Latino
Greco Antico
Incipit: 
Cum viderem nonnullos in eo versari errore Laurenti Medices ut arbitrarentur nihilo prorsus inter se differre sermonem litteralem et Latinum
Explicit: 
sed haec tu pro tua prudentia perpulchre consyderabis. Vale.
Attested date: Ex Mediolano quarto Kal. Iunias. Anno a Natali christiano Millesimo quadringentesimo septuagesimo Tertio.
Place: Milano
Normalized date: 29-May-1473
Keywords: critica letteraria
filologia
grammatica
polemiche letterarie
Regesto: 
F. scrive a Lorenzo de' Medici per esporgli il suo punto di vista nel dibattito sulla lingua e il rapporto tra latino e volgare, lingua letteraria e quotidiana, confidando nella sua gratitudine. Ricorda le posizioni espresse nei medesimi anni da Leonardo Bruni contro Flavio Biondo, Poggio Bracciolini, ma non vuole entrare in polemica con loro, ma servire la verità. Precisa in primo luogo che la lingua volgare usata ora in tutta Italia, di cui hanno lasciato monumenti insigni Guido Cavalcanti, Dante, Petrarca, Boccaccio, Cecco d'Ascoli e molti altri, non ha nulla a che vedere con il latino parlato ai tempi di Cicerone. Difatti la corruzione del latino è dovuta alle invasioni barbariche, quando diversi popoli si riversarono in Italia e solo in parte è stata fronteggiata dall'eleganza di poeti, oratori, filosofi. A proposito Firenze è stato un centro di retorica ed oratoria, avendo chiamato Manuele Crisolora nel ruolo di insegnante di greco da Costantinopoli. Tornando all'argomento in esame, il sermo cotidianus era comune ai dotti e agli indotti ed era la lingua materna o vernacolare. La lingua letteraria, invece, non era nota a tutti. F. ricorre, dunque, a citazioni desunte da Cicerone per dimostrare il suo assunto. Inoltre non tutti gli scritti erano redatti nella pura lingua letteraria, come nel caso di leggi, editti, decreti del Senato e simili. Inoltre, come insegnano gli oratori, i discorsi pubblici devono essere adattati al pubblico cui sono destinati. E addirittura Asinio Pollione rimproverò a Livio la sua patavinitas. Così i Medici e i reggenti dello Stato fiorentino nei discorsi e nelle assemblee usano la lingua materna, cioè il volgare. Anche il latino si era corrotto da molto tempo, ben prima del grammatico Festo. F. spiega l'uso terenziano contrario alla norma grammaticale di emoriri invece di emori perché posto in bocca nell'Eunuco a Trasone, uno straniero incolto, mentre l'ateniese Fedria nella stessa commedia usa la forma attesa mori e ugualmente nell'Heautontimoroumenos Clitifonte, un giovinetto ateniese. Del resto, come insegna Cicerone, la corruzione della lingua non è un fenomeno riguardante solo il latino, ma anche il greco, perché ad Atene confluirono persone provenienti da ogni dove. Inoltre la lingua prevede diversi registri linguistici e fra i Romani per esempio Nigidio Figulo, contemporaneo di Varrone e Cicerone, fu additato per l'oscurità del suo stile. Non bisogna confondere la norma grammaticale con la lingua. Anche le nutrici influiscono sulla lingua dei bambini e debbono essere scevri da difetti e cattive abitudini fonetiche, come ammonisce Quintiliano. F. ha appreso il greco in forma pura dalla moglie Teodora Crisolorina dalla pronuncia quasi attica e dagli insegnamenti del suocero Giovanni Crisolora. Difatti le donne di Costantinopoli per antica abitudine era dedite interamente alla casa e non uscivano mai, se non per andare alle funzioni religiose, così la loro pronuncia era immune da barbarismi. Il latino era allora comune a donne e uomini, dotti e indotti, prima di essere corrotto per effetto di barbarismi e solecismi. Anche dalle fonti storiche (Sallustio, Livio) F. desume documenti del latino come lingua d'uso fin dalla prima esistenza di Roma contro la tesi di Leonardo Bruni che fosse ignota al volgo. Sia Bruni sia Poggio Bracciolini non hanno considerato l'idea di lingua volgare per il latino e per il greco classico. Difatti anche le donnette ignoranti greche sanno coniugare i verbi e declinare i nomi nei vari casi correttamente molto meglio di costoro, Bruni e Bracciolini, lamenta F., come nel passato il popolo sapeva parlare il latino nei casi e tempi corretti. Inoltre F. rimprovera a Bruni l'uso di missa per indicare la celebrazione eucaristica, ma il participio assoluto, senza un sostantivo cui è riferito, non è ammesso e si dovrebbe tradurre dal greco leiturgia 'celebrazione' o 'consacrazione'. Questa è in definitiva la posizione di F. sulla questione della lingua esposta al Magnifico, il quale con la sua dottrina e perspicacia sarà senz'altro d'accordo e gli conferma che la lingua toscana ed in particolare fiorentina è la più elegante e la migliore in Italia. Nel latino bisogna seguire gli autori migliori, Cesare e Cicerone, commentati dai grammatici. Per apprendere la lingua bisogna rifarsi agli autori antichi ed essere cauti con i grammatici, come al presente Giovanni Tortelli d'Arezzo, il quale è accusato da F. d'ignoranza della lingua greca e latina e varie inesattezze grammaticali.
Authors and cited texts: Cicero, Brut. (258)
Cicero, de orat. (III 11, 43; III 12, 45)
Cicero, Cato (52; 12)
Iuvenalis (II 13)
Livius (XXV 35; I 27)
Martialis (I 65, 1-4)
Sallustius, Iug. (101)
Terentius, Eun. (432; 66)
Terentius, Haut. (971)
Vergilius, Aen. (I 254-256)
Lexicon index: amicicia
antiquitas
barbarismus
concio
coniugatio
consuetudo
declinatio
depravo
doctrina
doctus
Ethruscus
imperitus
indoctus
ingenium
inquino
Latinitas
litteralis
litteratura
litteratus
locutio
marisca
maternus
obscuritas
orator
Patavinitas
peregrinus
philosophus
poeta
sermo
soloecismus
subtilitas
tempestas
vernaculus
vulgaris
Onomastic-Persons Index: Alighieri Dante 
Ateniesi 
Belgi 
Boccaccio Giovanni 
Bracciolini Poggio 
Bruni Leonardo 
Burgundi 
Cecco Ascolano 
Costantino I 
Crisolora Giovanni 
Crisolora Manuele 
Crisolora Teodora 
Elvezi 
Biondo Flavio 
Franchi 
Goti 
Lelia, figlia di G. Lelio 
Lelio Gaio 
Longobardi 
Nigidio Figulo Publio 
Petrarca Francesco 
Tortelli Giovanni 
Unni 
Vandali 
Name-Place Index: Atene 
Costantinopoli 
Grecia 
Italia 
Milano 
Roma 
Note: 
Cfr. la posizione in merito espressa da Poggio Bracciolini, Tertiae convivialis historiae disceptatio.
Bibliography Citation: Silvia Fiaschi, Filelfo fra Ippocrate e Galeno: fonti mediche e rapporti con i physici, in PHILELFIANA. Nuove prospettive di ricerca sulla figura di Francesco Filelfo. Atti del seminario di studi (Macerata, 6-7 novembre 2013), a cura di Silvia Fiaschi, Firenze, Olschki, 2015 (Istituto nazionale di studi sul Rinascimento. Quaderni di «Rinascimento», 51), pp. 119-146: 139-140.
Francesco Filelfo, Collected letters. Epistolarum libri XLVIII. Critical edition by Jeroen De Keyser, vol. III, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Hellenica, 54), pp. 1560-1572.
Paolo Pontari, «Patriae omnia debeo»: Filelfo, le Marche e l’umanesimo piceno, in Filelfo, le Marche, l’Europa. Un’esperienza di ricerca, a cura di Silvia Fiaschi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2018 (Temi e Testi, 178), pp. 27-62: 51-53. (link)
Responsible: Salvatore Costanza (2015-06-19)
Reviewer: Giorgia Paparelli (2023-06-13)
Last edit: 9-Jun-2023
Creation: 9-Jun-2023
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