Offenderunt me in luctu litterae tuae, qui mihi ex recenti obitu Laurae uxoris, probae atque prudentissimae mulieris

Quaedam enim ex antiquorum annalibus mihi videnda sunt et Latinis et Graecis; quos reliqui Romae. Vale.

F. rivela ad Alberto Parisi che le sue lettere lo hanno raggiunto nel momento del lutto per la prematura scomparsa della moglie Laura, insieme con la morte dei tre figli maschi avuti da lei. Passa, quindi, a rispondere ai quesiti posti dall'amico. In primo luogo sull'uso di 'conterraneus' in Plinio per designare Catullo, invece del classico 'concivis', F. si richiama alla corruzione del latino all'epoca, quando il 'sermo urbanus' era soppiantato dal 'sermo castrensis'. Allo stesso modo Girolamo rimprovera Rufino d'aver usato 'parentes' per indicare i suoi familiari, dal momento che aveva perduto i genitori, con un accezione postclassica, recepita dal lessico giuridico. Invece, giustamente, Girolamo osserva che il termine deve indicare solo il padre e la madre. In Plinio si trova anche 'vitiligatores', composto da 'vitium' e 'ligator', un altro barbarismo del lessico giuridico rimproverato da F., il quale addita, invece, la correttezza del linguaggio retorico nel 'De oratore' ciceroniano. Infine, sulla questione degli ecisti si ripropone al ritorno a Roma, dove deve consultare alcune opere storiche greche e latine che ha lasciato colà.