Facit vel humanitas tua vel pristina illa nostra familiaritas ut audacter tuo velim uti officio

amicis vero omnibus salutem dicito plurimam nomine meo

F. scrive al Petroni per chiedere il suo aiuto in merito alla composizione del proprio epistolario: da più parti gli amici lo sollecitano pressantemente a raccogliere le lettere e a confezionarle in volume. A Filelfo stanno particolarmente a cuore due epistole, l'una scritta ai padri del Concilio di Basilea, l'altra al cardinale Giuliano Cesarini (II 65), morto insieme al re Ladislao nella battaglia di Varna contro i Turchi. Partendo da Siena, Filelfo lasciò entrambe le epistole presso Agostino Dati, il quale, nonostante le numerose richieste, non solo non le ha restituite, ma non ha mai neppure risposto a Filelfo. Chiede pertanto all'amico di occuparsi della questione e, una volta riprese le lettere, che gliele spedisca al più presto. Segue il racconto dei recenti fatti occorsi a Savona e a Genova:quest'ultima era quasi caduta nelle mani di Francesco Sforza, ad eccezione della rocca denominata Castelletto, strenuamente difesa da Bartolomea Grimaldi, moglie di Pietro Fregoso che pochi anni prima si era impadronito di Genova con la forza e che poi fu ucciso dai Francesi con l'aiuto di suo fratello Pandolfo. Al momento, con una mossa disperata, l'arcivescovo Paolo Fregoso ha lasciato la rocca in custodia a Bartolomea e a Pandolfo, per darsi alla pirateria nella speranza di accumulare denaro e trovare alleanze militari per ribaltare le sorti dello scontro. Il piano non ha funzionato: Bartolomea e Pandolfo, stretti dall'assedio, hanno deciso di consegnare la rocca e sono venuti a patti con Gaspare da Vimercate, procuratore dello Sforza. In un primo momento l'accordo prevedeva una somma in denaro di 8.000 fiorini d'oro per Bartolomea, 4.000 per Pandolfo e 2.000 per i cugini di lui, Paolo Benedetto e Lazzaro, figli dello zio Abramo. Pandolfo in seguito ha rifiutato di ricevere meno denaro della cognata; per conseguenza, Bartolomea ha patteggiato di nascosto con Gaspare da Vimercate, e nottetempo ha consegnato ai nemici sia il cognato che la città. Filelfo racconterà all'amico altri particolari della vicenda in seguito. Intanto, gli chiede di portare i propri saluti al Senato di Siena e agli amici che ha lasciato là.

La lettera inviata ai padri conciliari a Basilea non è stata inserita nelle Epistolae collectae e non è al momento identificabile.
La vicenda relativa all'assedio di Castelletto (Genova) è riferita in DBI, s.v. Fregoso, Paolo.