Quod minus iampridem meas litteras ad te dederim, pater reverendissime, nulla alia fuit causa

coram accipies. Is enim et mentem et animum meum omnem egregie novit. Vale.

F. si profonde in un elogio del card. Rodrigo Borgia, fut. Papa Alessandro VI, e delle sue eccelse virtù, per sollecitare quindi una sistemazione nella Curia Romana. Se in precedenza non gli ha mai chiesto un beneficio, l'opportunità del momento lo induce ora a rivolgersi alla sua generosa intercessione. Difatti, afferma esplicitamente che è pressato da un desiderio incredibile di allocarsi presso la Curia, l'unico porto di tranquillità in mezzo ai turbini e flutti agitati che altrove sconvolgono l'esistenza. Perciò solo a Roma F. ritiene di poter avere il modo di trascorrere una vita lieta e serena e chiede di conseguenza l'autorevole intervento del destinatario presso Papa Sisto IV; demanda infine all'amico Nicodemo Tranchedini, ambasciatore ducale presso la Corte papale, ulteriori spiegazioni del suo caso, confidando nell'umanità e benevolenza del card. Borgia.