Per la singulare devotione che ve porto sempre me sforço

avisarne la vostra sublimitate, a la quale humilmente me recommando.

F. informa Galeazzo Maria Sforza di aver commesso un’azione che riteneva utile. Racconta che Federico da Montefeltro si trovava a Roma proprio durante il soggiorno del re barbaro Ferrante d’Aragona. F. passava molto tempo con il duca di Urbino, il quale ultimamente aveva battezzato a Milano, insieme alla contessa Maddalena Torelli, suo figlio omonimo. Comunica che, dapprima, iniziò a parlare con la cerchia del duca, dicendo quanto si fosse meravigliato per il suo allontanamento dallo Sforza e dalla Lega e per l’alleanza con un re crudele che per suo comodo non avrebbe avuto scrupoli ad abbandonare Federico in una situazione di pericolo. Tutti i compagni più intimi, come il cancelliere Pietro Antonio Paltroni, erano d’accordo con F., il quale fu esortato a discuterne con il duca stesso. Quando i due si trovarono soli in camera e F. espresse il proprio parere sul re aragonese, Federico si limitò a sorridere. Gli suggerì poi di rimanere con la Lega, più sicura, e si propose di parlarne con l’attuale suo interlocutore una volta tornato a Milano o anche di recarsi a Venezia da alcuni suoi amici, quali Ludovico Foscarini, Bernardo Giustinian, Zaccaria Barbaro ed altri. Il duca replicò che quando aveva fatto era stato necessario e che era obbligato con il re per altri due anni.