Io, come credo siate avisato per Aciarito Portanari, sono condocto

altro per hora non resta, raccommandandome a voi. Vale.

F. spiega a Lorenzo che aveva preferito passare per Firenze, rispetto alla comodità della Romagna, solo per incontrarlo. Questo aveva sicuramente appreso da una lettera di Accerito Portinari della sua partenza per insegnare a Roma. Si dispiace per il mancato ritrovo. Lo prega, durante questo momento di riposo in cui il Medici si trova a Pisa, di mostrare il suo amore per F. a Stefano Torrigiani, genero del figlio Gian Mario. Avvisandolo che questo’ultimo aveva composto un’opera da donargli, chiede che il figlio sia assunto presso lo Studio di Pisa con un degno salario. Gli raccomanda inoltre la causa di Andrea del Campo, prigioniero nel carcere delle Stinche, affinché venga liberato. Informa infine il suo interlocutore di aver restituito il manoscritto di Appiano, proveniente dalla Biblioteca di San Marco, al fratello Giuliano, e che non avendo potuto mostrargli di persona l’opera a cui stava lavorando, sarebbe stato in grado di capirne il valore attraverso Donato Acciaiuoli e gli altri dotti che ne avevano visto un libro intero.