A me iandiu nullas litteras accepisti, id quod non mea de te oblivione, quem semper coram et videre et alloqui videor

quod, siquid tua causa sum facturus, id si iusseris, intelliges apud me esse te uno nihil antiquius. Vale.

F. si scusa anzitutto per non aver scritto da diverso tempo all'amico Ludovico Foscarini, di cui non è certamente immemore e anzi desidera ardentemente rivedere. Per giustificarsi adduce le difficoltà del momento che gli hanno impedito di recarsi a Venezia e curarvi i suoi affari. Nello stesso tempo F. chiede a Foscarini la cortesia di far recapitare quanto prima a suo nome la copia della sua versione latina della Cyripaedia di Senofonte al comune amico Nicolò Canal, il quale glie ne ha fatto espressamente richiesta e vorrebbe procurarsi un esemplare a sue spese. A tal riguardo F. specifica che intende fargliene dono, tuttavia, senza interessi venali, in considerazione dell'amicizia per un uomo di così alti meriti, che è da anteporre al profitto pecuniario.