Quo magis de te mecum atque magis cogito, Laurenti Medices, eo tibi gratulor magis bonitatem ingenii tui atque animi magnitudinem

hoc autem mihi tam gratum futurum est ut immortalis sim tibi gratias habiturus. Vale.

F. rivolge un accorato ringraziamento a Lorenzo de' Medici per il favore dimostratogli finora, per la sua benevolenza e per i suoi altissimi meriti verso la Repubblica fiorentina che egli sarà chiamato a guidare nel corso di un'esistenza che a Dio piacendo sarà molto lunga e coronata da ogni soddisfazione. Le calorose congratulazioni di F. si fondano sull'osservazione delle doti eccelse del giovane chiamato ad una responsabilità di grande impegno, che egli riuscirà ad assolvere nel modo migliore per i suoi concittadini, acquisendo per sé gloria immortale presso i posteri. L'elogio e l'auspicio per la grandezza nell'avvenire sono strettamente associati in una visione panoptica che abbraccia il passato, il presente ed il futuro del giovane Medici senza soluzione di continuità.

L'epistola gratulatoria in esame precede di poco la morte di Piero de' Medici (2 dicembre 1469) che era ormai ritenuta imminente, dato l'aggravarsi della sua malattia, e suona una mossa ben calcolata in vista dell'ascesa al potere del suo primogenito ormai prossima.