Etsi nihil habebas, quod pro mea tuaque voluntate ad me scriberes, ita enim mihi videor ex tuo silentio intelligere

quid enim illi divino ingenio erat vel familiarius, vel suavius, quam de virtute et sapientia aliquid semper et audire et legere? Vale.

F. ringrazia Iñigo d'Avalos per le lettere che gli ha fatto pervenire tramite a Milano tramite Giovanni Andrea Canicola e biasima, quindi, l'avarizia dei principi, i quali sono quasi tutti preoccupati solo di accumulare tesori e ricchezze personali e dominati da uno spirito venale, incurante di procacciarsi la gloria attraverso l'opera meritoria di sostenere i dotti con il loro mecenatismo. Dunque F. invita Avalos ad agire diversamente, in modo da onorare la memoria del re Alfonso, il quale era sempre smanioso di leggere e ascoltare le opere degli intellettuali.