Lettera a Iñigo d’Avalos sull'eccellenza delle occupazioni culturali a Corte e la riprovazione delle attività venatorie

Opera: Epistolae collectae XXXIV 13
Dedicatario/Destinatario: Avalos Iñigo d’ 
Lingua: Latino
Incipit: 
Mirari fortasse possis, Aenice Davale, cur minus frequenter meas litteras ad te eant quam vivo rege divino illo Alphonso consuessent
Explicit: 
interea vero temporis ut me invictissimo Pherdinando regi quamdiligentissime commendes, te maiorem in modum et rogo et oro. Vale.
Data attestata o attribuita: Ex Mediolano V Kal. Novembres MCCCCLXXI.
Luogo: Milano 
Data normalizzata: 28-ott-1471
Parole chiave / keywords: epistola commendatizia
invettiva
pedagogia
politica
Regesto: 
F. scrive a Iñigo d’Avalos per giustificare la minore frequenza delle sue lettere dopo la morte del re Alfonso I, adducendo il fatto che con il defunto sovrano la vita di Corte era dedita intensamente alla discussione di problemi letterari, filosofici e teologici, mentre ora è dominata dalle attività venatorie. Pertanto, F. non vuole distrarre d’Avalos da tali passatempi con problemi letterari. Ma l'erede al trono, il duca di Calabria Alfonso, ha chiesto nei giorni scorsi di procurarsi un esemplare della traduzione latina della Cyropaedia di Senofonte approntata a suo tempo da F., il quale si compiace di questo cambio d'indirizzo. Senofonte insegna in tale opera che la caccia e l'uccellagione è utile ai giovani come esercizio propedeutico alle attività militari sulla scorta degli eroi antichi (Nestore, Achille, Ulisse e tanti altri), dove si tratta sempre di un addestramento dei giovani agli impegni della maturità. Altrimenti è da condannare negli adulti. Difatti anche Teseo, Ercole e Meleagro hanno cacciato fiere e mostri nocivi all'umanità, che costituivano un grave pericolo per la normale convivenza sociale. Il re Alfonso da parte sua cacciava molto di rado, principalmente con principi ed ambasciatori stranieri, ricercando invece detti arguti e spiritosi. F. ricorda a d'Avalos una conversazione col Panormita, il quale riferiva tutte le sentenze dei filosofi greci e latini sulla felicità, in parte approvandole, in parte confutandole, dimostrando la sua somma dottrina, senza mai concedere tempo ad attività futili. E Panormita aveva un'altissima stima dell'ingegno di d'Avalos, che F. esorta, quindi, a distaccarsi dal nuovo corso ludico, inaugurato dal re Ferdinando I e conformarsi, invece, al modello intellettuale del padre e predecessore Alfonso, impegnato intensamente nella promozione della cultura. D'Avalos e gli altri dignitari di Corte debbono lasciare, pertanto, la caccia e l'uccellagione ai giovanetti come esercizio utile alla loro formazione, volgendosi alla pratica delle lettere che è utile pure per i loro impegni di governo. Da parte sua F. non gli farà mancare le sue lettere e lo prega di porgere i suoi saluti al nuovo re Ferdinando e di raccomandarlo presso di lui.
Autori e testi citati: Franciscus Philelfus, Cyri institutio sive Cyropaedia (opus Xenophontis, translatio ex graeco)
Indice lessicale: Alphonsicus
aucupium
commendo
consuetudo
desydero
dignitas
elegantia
felicitas
iniuria
litterae
militia
monimentum
occupatio
otium
philosophus
praestantia
probitas
relaxatio
res bellica
res militaris
theologus
venatio
veneratio
vitupero
Indice onomastico-Persone: Achille 
Alfonso V d'Aragona 
Alfonso II d'Aragona 
Chirone 
Diomede 
Ercole 
Ferdinando I d'Aragona 
Meleagro 
Nestore 
Palamede 
Parti 
Scipione Africano Publio Cornelio 
Teseo 
Indice onomastico-Luoghi: Gerusalemme 
Riferimenti bibliografici: Francesco Filelfo, Collected letters. Epistolarum libri XLVIII. Critical edition by Jeroen De Keyser, vol. III, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Hellenica, 54), pp. 1460-1463.
Responsabile della scheda: Salvatore Costanza (2015-02-19)
Revisore della scheda: Giorgia Paparelli (2023-06-12)
Ultima modifica: 9-giu-2023
Creazione: 9-giu-2023
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