Dolui equidem ac doleo, ut aequum est, immaturum atque intempestivum obitum dilectissimae uxoris meae Laurae

miror, quid de illis acciderit. Velim, aliquid rursus perscruteris ex ducalibus istis medicis. Vale.

F. esprime a Giovanni Marliani il suo dolore per la morte prematura della moglie Laura, la quale non aveva ancora compiuto 38 anni e gli aveva generato sette figli, quattro femmine e tre maschi. E si rammarica di non essere morto prima, avendo 78 anni. E si addolora ancora di più perché non era presente alla sua dipartita, non essendo ancora tornato da Roma. Ringrazia Marliani per la lettera consolatoria che gli ha inviato amichevolmente ed afferma di avere capito quello che egli gli ha scritto riguardo ai libri di Ippocrate nelle sue lettere recapitategli non a Roma, bensì a Milano e si meraviglia dell'accaduto, chiedendo ulteriore verifica presso i medici ducali.

Sulla questione dei libri di Ippocrate circolanti evidentemente nella cerchia dei medici ducali vd. l'ep. XLIV 6 a G. Marliani da Roma del 10 marzo 1476.