Cupio fieri ex te certior quo modo res vestrae habent in Peloponneso

facilius fortasse quod ad pretium attinet transegeris. Vale.

F. chiede al Dedo notizie circa la situazione nel Peloponneso: ha infatti saputo che Sparta è stata conquistata dai Veneziani, ma subito dopo è giunta la notizia dell'assedio di quella città da parte dei Turchi. Chiede di essere tenuto al corrente sugli sviluppi della situazione, dal momento che circolano voci diverse e contraddittorie in merito. Confida che Dedo non sia affatto simile all'altro suo amico veneziano, Febo Cappella, che si rende nocivo col mentire. F. tuttavia perdona il Cappella perché è un uomo dedito ai riti religiosi: in tono ironico, F. afferma che questi sacrifica ogni giorno al dio Mercurio, non al protettore della facundia, ma al protettore dell'abbondanza; e a buon diritto, giacché nessuno stima molto l'eloquenza senza denaro. A tal proposito, non ha più ricevuto lettere dal Cappella e adesso attende quelle di Dedo: spera che lo informerà anche circa il dizionario di greco che F desidera. Il poeta chiede infine se Iacopo Antonio Marcello sia rientrato a Venezia: se Dedo gli illustrerà la natura dei libri di F. l'amico potrà stipulare un prezzo adeguato con il Marcello.