Qui apud Venetos nunciarunt Philelfum tuum excessisse e vivis

fer aeque animo necessitatem. Vale.

Dopo avere smentito la notizia della propria morte che era circolata giungendo fino alle orecchie dell'amico, F. si compiace di essere al contrario in ottima salute e di essere beneficato dal principe con doni molto munifici, come splendide vesti di seta. Promette a Colli un esemplare del suo latinizzamento della Cyropaedia, di cui sta facendo eseguire ora due copie. Di seguito contraddice notizie sulle vicende interne dell'impero turco e l'espansione ottomana che giudica fallaci in base alla sua pregressa esperienza nell'universo bizantino. Pertanto ricorda con particolare orgoglio il settennato vissuto a Costantinopoli, che gli ha consentito di visitare e conoscere bene i territori limitrofi. A tal proposito, F. ricorda un dato topografico come la distanza di Fere in Tessaglia da Salonicco in due giornate di marcia e la constatazione della penuria di foraggio e vettovagliamento per l'esercito per ritenere improbabile un'avanzata del nemico. Infine, si dà notizia del matrimonio di Carlo Sforza con Bianca Simonetta con dettagli sulla munificenza della cerimonia e l'entità della dote.