Scio, non me silentii accusabis, si posteaquam ex Urbe discessi, nullas meas litteras accepisti.

Non autem me latet quantum apud eius sanctitatem et auctoritate vales et gratia. Vale, una cum tuis collegis, ambobus Dominicis Ruveris.

F. sa che Tideo Marescotti non può accusarlo di silenzio epistolare dopo la sua partenza da Roma: difatti la medesima accusa si può ritorcere contro di lui. E se adduce i suoi molti impegni, anche F. da parte sua è gravato da tante occupazioni. Desidera, ad ogni modo, avere notizia della sua salute e gli augura, quindi, di provvedere a mantenersi in forma e soprattutto, in quanto cubiculario, di non esporre inutilmente il Papa Sisto IV al rischio del contagio, ma al contrario di tenerlo lontano il più possibile da ogni pericolo. Porge, infine, i saluti agli altri cubiculari, Domenico e Giorgio della Rovere.