Humanas quicunque regi res mente negarit

consilia urgere, quos fovet ipse Deus.

F. riflette sull'incidenza della volontà divina nelle vicende umane. Nessuno può negare il dominio assoluto di Dio sul mondo terrestre (vv. 1-4), come la parabola ascensionale di Francesco Sforza dimostra inequivocabilmente: sebbene privo di alleati, ma anzi circondato da popoli a lui ostili, e dotato di un esercito assai esiguo, egli riuscì via via a trionfare sugli avversari più ostici e a conquistare un potere senza pari proprio grazie al favore divino (vv. 5-30). Il disegno di Dio è inconoscibile e imprevedibile: egli sembra talvolta punire più lievemente i malvagi e tormentare duramente i buoni, ma solo per procurare loro una gloria maggiore; accade tuttavia anche il contrario, ossia che il giusto viva senza intoppi la sua esistenza e l'ingiusto soffra: è Dio che governa ogni cosa, per cui è bene riverirlo e tributargli il dovuto ossequio (vv. 31-50). Ulteriore esempio è fornito dalla vicenda di Carlo VII che, proprio in nome della sua 'pietas' e della sua fiducia in Dio, fu ricompensato con il trionfo sugli Inglesi e con l'egemonia su tutta la Francia (vv. 51-66). Pertanto, non ha senso opporsi a Dio e al suo volere, ma occorre piuttosto rivolgerglisi con fede e amore, per beneficiare della sua protezione (vv. 67-74).

metro: distico elegiaco