Litteras tuas, veteris illius tuae ac prope divinae humanitatis benignitatisque naturae plenas, non legi modo

Nam quidquid nostra interest, ad hunc istum binis proximis litteris diligenter scripsi. Vale. Et me sanctissimo domino nostro quamdevotissime commenda.

F. risponde al cardinale Giovanni Arcimboldi, professando la gioia di aver ricevuto la lettera del suo illustre amico, che gli ha dato l'impressione di avere a che fare con Niccolò V, il cui modello di perfezione resta un paradigma insuperato tra i contemporanei. Si augura, quindi, che Arcimboldi consegua ogni traguardo secondo le sue eccelse virtù e si rivolge alla sua intercessione presso la Curia Romana per la tutela dei propri affari, sperando nel suo intervento e nei suoi consigli, mostrandosi profondamente obbligato nei suoi confronti. Lo informa dunque di avere inviato una lettera e due odi, una in greco e un'altra in latino, al Papa Sisto IV, dichiarando di aver così professato la sua fedeltà e la sua obbedienza nei confronti del Pontefice per quanto gli è più possibile. Le faccende restanti saranno riferite al cardinale dal suo fidato amico Nicodemo Tranchedini.

L'epistola inviata a Sisto IV è la XXXV 1.