Quod serius ad te scribo, nulla fit negligentia mea, pater reverendissime, sed quoniam nullum se mihi offerat

vel hisce temporibus non dormitare omnino, etsi nihil offertur quod e sopno me queat excitare. Vale.

F. scrive una lettera al card. Iacopo Ammannati Piccolomini, scusandosi per il ritardo, non avendo avuto argomenti da offrire alle sue orecchie delicate ed al suo raffinato giudizio, e si appella alla sua protezione presso la Curia Romana, dove gli eruditi e gli intellettuali non hanno la protezione sperata sotto un Pontefice dotto come Sisto IV. Infine, gli ha procurato un esemplare del IX libro della sua 'Sforziade' per sottoporlo alla sua lettura.