Apollonii Tyanei, Pythagoricae disciplinae philosophi profecto gravissimi, sententia est summam virtutem summamque fortunam

pudorem iniiciat, quo et in amicos sis diligentior et a tui bonitate ingenii non discedas. Vale.

F. rimprovera il silenzio dell'amico Giovanni Pietro Arrivabene, il quale non ha risposto alle sue lettere, non ha scritto alcun biglietto di sua iniziativa e non fa pervenire alcuna notizia di sé ora che si trova in una condizione privilegiata. Pertanto lo accusa, ricordandogli la disciplina professata dai Neopitagorici e insegnata da Apollonio di Tiana sull'inconciliabilità tra virtù e fortuna, che presuppone una proporzione inversa tra i due termini. Allo stesso modo Arrivabene, un tempo, quando era meno fortunato, ottemperava ai doveri dell'amicizia ed osservava regolarmente la corrispondenza epistolare, mentre in questo momento è all'apice della fortuna e difetta per la virtù, trascurando i doveri verso gli amici. Infine, F. si augura vivamente che Arrivabene ritorni ad esercitare la virtù, come in origine, e si allontani dall'impudenza sfacciata della fortuna attuale.