Lettera di elogio al doge Nicolò Tron con una suasoria per la guerra contro i Turchi

Opera Data: Epistolae collectae XXXIV 23
Recipient: Tron Nicolò 
Authors: Filelfo Francesco 
Source: Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 873, f. 407v
Trento, Biblioteca Capitolare, 42, ff. 21v-25r
Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana, 43, ff. 37v-49v
ed. Venetiis 1502 (G. Alamannus), f. 241r
ISTC ip00582000, ff. 1r-4r
Language: Latino
Incipit: 
Quod maxime omnium erat optandum in tantis et tam periculosis Christianae religionis tempestatibus ac fluctibus
Explicit: 
Vale, princeps optime atque fortissime, cum universo tuo sanctissimoque senatu; quo sol aliud nihil in omnem terram nec pulchrius videt nec illustrius nec melius.
Attested date: Ex Mediolano, pridie Nonas Decembres anno a Christi natali die MCCCCLXXI.
Place: Milano
Normalized date: 4-Dec-1471
Keywords: diplomazia
informazioni politico-militari
encomio
epistola gratulatoria
epistola suasoria
paragone
storia dell'impero turco
Regesto: 
F. rivolge una suasoria al doge Nicolò Tron per la guerra contro il Turco. In un momento così grave è necessario un avamposto saldo come la Repubblica di Venezia, che da sola sostiene la lotta contro il nemico arrembante, difendendo in tal modo non solo le sorti dell'Italia, ma invero di tutta la Cristianità. Pertanto alla guida di Venezia deve esserci un uomo integro, atto ad affrontare la lotta con intelligenza quale Tron, l'uomo adatto alla circostanza, scelto provvidenzialmente dal Senato veneto, dotato di qualità fisiche e morali eccezionali, quali forza, grandezza d'animo, giustizia. Nel suo ufficio dovrà conformarsi alla rettitudine, in linea con la volontà di Dio; difatti, fin dalla giovinezza, quale un 'alter Cato', non ha mai agito con spirito temerario, né si è abbandonato a impeti d'odio e ha sempre collocato al primo posto l'amore verso la patria. Di conseguenza, Tron, con equità di giudizio improntato a clemenza, ama i benemeriti della patria e disprezza quelli che non servono l'interesse civico. F. elogia poi le doti straordinarie d'integrità e umanità del doge, alieno dalla cupidigia di ricchezze, che egli ha in parte ereditate per inclinazione naturale, in parte addestrate con l'esercizio, per metterle ora al servizio di tutti al fine della salvezza non solo di Venezia, ma di tutta la Cristianità minacciata dal Turco, il barbaro esecrabile, giunto alle porte dell'Italia.Né conviene riferirne i crimini al doge, che è bene informato. Con un 'adynaton', F. si augura che il Tron fosse stato il doge al tempo in cui Giovanni Cantacuzeno alleatosi con i Turchi ne favorì l'ingresso in Europa, per impedirlo. Frattanto per colpa dell'incuria degli Occidentali, disinteressati ad una minaccia rivolta ad altri, i Turchi sono arrivati al punto di minacciare tutta l'Europa. Ma non tutto è perduto ed è possibile reagire. F. esorta il doge non solo a contenere l'attacco dei Turchi, ma anche a contrattaccare energicamente. Non si tratta di un'impresa per la gloria, bensì per la sopravvivenza. Ma F., forte della sua esperienza, non dubita della vittoria finale. In primo luogo si deve raggiungere la concordia tra gli Stati italiani e la conciliazione delle discordie reciproche, donde l''exemplum' di Filippo indotto a richiamare il figlio Alessandro da Demarato di Corinto. Bisogna estinguere ogni focolare d'inimicizia, per costruire un'armonia salda secondo l'auspicio del Papa Sisto IV. Anche gli sforzi immani della flotta veneziana sono rivolti ad evitare che alla perdita dell'Eubea non si aggiunga quella di Creta e altre isole. D'altra parte molti popoli cristiani soggetti ai Turchi sono ben lieti di affrancarsi dal loro giogo. Fra i più attivi ad opporsi ai Turchi si annoverano gli ungheresi, di cui è esposta una genealogia mitica. La regione della Pannonia era un tempo abitata dagli Unni guidati da Attila fino in Italia, ma fermati da Papa Leone Magno, i quali distrussero Aquileia e devastarono tutto il Veneto. Da tale catastrofe nacque la città di Venezia, diventata grazie al patriziato cittadino uno stato solido. Infine F. presenta la sua proposta strategico-tattica di azione con una manovra a tenaglia, il re d'Ungheria Mattia Corvino deve guidare una campagna di terra attraverso i Balcani, che Venezia è chiamata a supportare con la flotta assaltando le coste. Così sarà vendicata la caduta di Calcide e si eviterà l'ulteriore avanzata del Turco e della religione musulmana.
Authors and cited texts: Hieronymus, c. Ioh. (I (CCSL 79a, p. 5))
Plutarchus, Alex. (IX 12-14)
Terentius, Haut. (796)
Lexicon index: abominabilis
aequitas
aequus
altitudo
animus
audacia
baellua
barbarus
captivitas
claementer
classis
commeatus
concordia
consilium
constantia
corpus
deditio
diligentia
domicilium
exercitatio
ferox
fides
fluctus
foris
gravitas
horrendus
impetus
impurus
incolumitas
incuria
inimicicia
iniuria
innocens
integritas
intelligentia
iusticia
iustus
leniter
magnitudo
mereor
moderatio
monstrum
mors
mutabilitas
naufragium
negligo
nobilitas
odiosus
odium
patria
periculum
perniciosus
perspicientia
perturbatio
pestis
propulso
prudentia
pugna
pugnaciter
ratio
robustitas
sacrarium
saevicia
salus
sceleratus
simulo
spurcus
strenue
superstitio
temere
tempestas
truculentus
ulciscor
vastatio
veritas
victoria
virtus
Onomastic-Persons Index: Alessandro III di Macedonia 
Attila 
Demarato di Corinto 
Filippo II, re di Macedonia 
Giovanni VI Cantacuzeno 
Goti 
Leone I 
Corvino Mattia I 
Olimpiade 
Sforza Galeazzo Maria 
Sisto IV 
Temistocle 
Turchi 
Ungheresi 
Unni 
Name-Place Index: Aquileia 
Balcani 
Calcide 
Cipro, isola 
Creta 
Durazzo (Albania) 
Egitto 
Eubea 
Europa 
Italia 
Pannonia, regione 
Rodi 
Sicilia 
Tessaglia 
Valacchia (Romania) 
Veneto 
Venezia 
Note: 
- § 13: Theodorus Cantacuzenus: scil. Giovanni VI Cantacuzeno, responsabile del primo insediamento europeo degli Ottomani (Gallipoli, 1354), suocero di Giovanni V Paleologo, il quale ne aveva sposato la figlia Elena Cantacuzena, che è ricordato come antenato di Costantino XI, l'imperatore all'atto della caduta della Polis (1453).
Bibliography Citation: Margaret Meserve, Nestor Denied: Francesco Filelfo's Advice to Princes on the Crusade against the Turks, «Osiris», 25 (2010), pp. 47-65.
Salvatore Costanza, Testimonianze epistolari sulla caduta dell'Eubea (1470): la posizione di Filelfo, 'alter Nestor', in Philelfiana. Nuove prospettive di ricerca sulla figura di Francesco Filelfo. Atti del seminario di studi (Macerata, 6-7 novembre 2013), a cura di Silvia Fiaschi, Firenze, Olschki, 2015 (Istituto nazionale di studi sul Rinascimento. Quaderni di «Rinascimento», 51), pp. 25-46: 31 e n. 18, 41 e n. 47. (link)
Francesco Filelfo, Collected letters. Epistolarum libri XLVIII. Critical edition by Jeroen De Keyser, vol. III, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Hellenica, 54), pp. 1473-9.
Salvatore Costanza, Ungarn, Byzantinische Welt und Türkenkrieg in Filelfos ‘Episteln’, in Byzanz und das Abendland VII. Studia Byzantino-Occidentalia, herausgegeben von Erika Juhás, Budapest, Eötvös-József-Collegium, 2021 (Antiquitas, Byzantium, Renascentia XLII), pp. 51-86: 28 n. 9, 75-80.
Salvatore Costanza, Polifemo, Galaea e le origini di Illiri e Celti alla luce delle fonti antiche (Timeo, Appiano) e umanistiche (Fr. Filelfo, N. Comes), «Živa Antika» 71 (2021), pp. 27-48: 38-40. (link)
Salvatore Costanza, Johannes Hunyadi und Matthias Corvinus in Filelfos Episteln: Laus Hungariae und Türkenkrieg, «Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae», 62 (2022), pp. 25–43: 42 e n. 48.
Responsible: Salvatore Costanza (2014-12-19)
Reviewer: Chiara Kravina (2023-03-06)
Last edit: 10-Mar-2023
Creation: 10-Mar-2023
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