Etsi serius scripsisti quam expectaram, scripsisti tamen ita, ut eorum nihil quae ex te desyderabam reliquum feceris

Vale, et me reverendissimo cardinali meo Bessarioni commenda etiam atque etiam.

F. si congratula con Teodoro Gaza per la sua arte oratoria eccelsa e la soavità della sua eloquenza che non hanno eguali tra i Greci, specie in questo momento storico di estrema difficoltà. Difatti molti hanno imitato gli oratori tardi, quali Libanio, Procopio, Sinesio, ma F. giudica infinitamente superiori gli esempi di oratoria del periodo classico offerti da Lisia, Eschine, Demostene, a loro volta modello per i grandi oratori romani, quali Cicerone, Cesare, Bruto, Sallustio. Riguardo a Gaza, la sua arte eguaglia quella attica sia per gravità sia per dolcezza ed acuisce, pertanto, il rimpianto di F., quando l'amico non gli risponde e lo priva del piacere di leggere la sua prosa. Per contraccambiare tale dono allega l'epistola inviata di recente al doge di Venezia, Nicolò Tron. Infine, F. si lamenta che il Papa Sisto IV non segue l'esempio illustre tracciato da Niccolò V di felice memoria ed il suo generoso mecenatismo verso gli intellettuali condotto in un periodo altrettanto difficile. Il Papa Sisto IV dovrebbe di sua sponte sostenere economicamente i dotti, che si rendono benemeriti per la loro opera ed evitare l'ignavia del malgoverno. In ultimo, è inviato un saluto al card. Bessarione.

L'ep. inviata al destinatario è la XXXIV 23 a Nicolò Tron.