Ad ea quae intelligere a me cupis, paucis respondebo

cuius neque principium fuerit, nec item finis futurus sit. Vale.

F. risponde a Francesco da Crema, che gli aveva chiesto lumi sulla differenza tra aeternus, sempiternus e perpetuus. Da varie opere di Cicerone (De natura deorum, De finibus, Tusculanae disputationes) si ricava che perpetuus significa continuus ac perennis (per es., perpetua oratio); così anche in Ovidio (ad mea perpetuum deducite tempora carmen). Vi sono però filosofi e teologi che, appoggiandosi all’autorità di Aristotele, distinguono i tre termini: donde perpetuus andrebbe riferito a tutto ciò che ha principio e fine, come gli esseri viventi e l’universo; sempiternus a ciò che ha principio ma non ha fine, come gli angeli e i demoni; infine, aeternus va riferito solo a dio, che non ha né principio né fine.