Quo mihi hoc tempore nihil acerbius potuisset accidere, subitus nuncius est allatus de repentino obitu viri optimi et clarissimi Petri Medicis, patris vestri

reliquum est ut vobis optem omnia felicia atque fortunata. Valete.

F. invia una lettera di condoglianze a Lorenzo e Giuliano de' Medici per la morte del padre Piero (2 dicembre 1469), e li esorta a guidare con saggezza la Repubblica fiorentina, evitando odi e vendette. Sull'esempio del loro illustre genitore, improntato sempre a mitezza e buoni consigli nel governo della città, essi dovranno indirizzare la loro azione politica a retti consigli e alla via della giustizia, fonte della virtù che non è disgiunta dall'utile. Pertanto, sono invitati a cercare nuove amicizie oltre alle vecchie e già sperimentate, il che equivale ad una richiesta di allargare la piattaforma del consenso al di là della cerchia del partito mediceo. L'epistola consolatoria di F. si richiama, quindi, ai motivi dello 'speculum principis', suggerendo gli indirizzi programmatici dell'azione politica più auspicabile per i destinatari e si conclude con i consueti auguri di buona fortuna e prosperità per gli eredi di Casa Medici.