Lettera di condoglianze a Ercole I d'Este per la morte del fratello Borso I e di congratulazioni per l'ascesa al ducato

Opera Data: Epistolae collectae XXXIII 25
Recipient: Este Ercole I d', duca di Ferrara 
Authors: Filelfo Francesco 
Source: Bologna, Biblioteca Universitaria, 2948, vol. 36, ff. 330r-337v
Brescia, Biblioteca Civica Queriniana, B VI 4, f. 42v
Firenze, Biblioteca Riccardiana, 763, ff. 548r-551r (partim)
Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 873, f. 396r
Trento, Biblioteca Capitolare, 42, ff. 13r-18r
Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana, 43, ff. 1r-18v
ed. Venetiis 1502 (G. Alamannus), f. 233v
Language: Latino
Incipit: 
Perdifficilem mihi sane provinciam oblatam sentio, praestantissime dux Hercules
Explicit: 
Quem ut ipse quoque quoad licuerit aemuleris, te etiam atque etiam rogo oroque. Vale.
Attested date: Ex Mediolano, VIII Idus Septembres anno a natali Christiano MCCCCLXXI.
Place: Milano
Normalized date: 6-Sep-1471
Keywords: epistola consolatoria
epistola gratulatoria
Regesto: 
F. invia a Ercole I d'Este una lettera di condoglianze per la morte del fratello Borso I, che lo amava teneramente, esprimendo l'ammirazione e la riconoscenza per il defunto, che sempre lo ha sostenuto con la sua splendida munificenza. In ragione delle sue eccelse qualità e del suo straordinario ingegno, Borso sembrava a F. destinato ad una vita immortale. Con grande stupore degli estranei, Borso ha omaggiato F. con cadenza regolare di preziosi donativi, non solo in denaro, ma anche vesti pregiate e perfino di seta, e lo ha gratificato inoltre con attestati di stima. Ma per non essere prolisso rammentando fatti già noti, F. esalta quindi la magnificenza di Borso, il quale ha meritato di ricevere da marchese l'investitura a duca di Modena e Reggio, dall'imperatore Federico III, e di Ferrara per concessione di Papa Paolo II, il quale lo ha saggiamente premiato per i suoi meriti altissimi, accrescendone la dignità. Del resto Borso d'Este non era meritevole di essere duca di tre città, ma di tutta l'Italia, giacché possedeva l'arte del buon governo, unitamente a tutte le virtù secolari ed era profondamente religioso ed osservante. Per la sua saggezza ed il suo sentimento di giustizia ha ben meritato l'investitura imperiale e papale non solo di Modena e Reggio, ma anche della ricca Ferrara. Con tale abbondanza della fortuna, Dio ha voluto premiare la vita esemplare di Borso, il quale ora gode della vita divina e del premio eterno. Pertanto il fratello Ercole, come F. e tutti coloro i quali hanno conosciuto Borso, non debbono essere tristi e lamentarsi per la perdita, ma godere invece del suo destino. Quanto ad Ercole, ha tutte le qualità per essere un ottimo principe, come ha dimostrato fin dalla fanciullezza e dagli anni giovanili trascorsi alla corte aragonese di Napoli, dove fu educato, dando prova di eccellenza nelle imprese d'armi. La sua opera al servizio del re di Napoli Alfonso e di Ferdinando è risultata decisiva, come il suo appoggio risolutivo contro le manovre di Bartolomeo Colleoni, pur forte di truppe preponderanti. Nessuno può mettere in dubbio l'eccellenza nella strategia militare di Ercole, il quale si è reso illustre anche per l'amore, per tutte le qualità civili, ed ora si trova in una posizione di eminenza tra i principi italiani, governando uno stato opulento, retto dalla concordia dei cittadini. Pertanto la dignità ducale ottenuta da Borso, da parte dell'imperatore e del Papa, deve essere accresciuta ora da Ercole, dedito alla pace per rafforzare i suoi stati sul modello di Numa Pompilio, prototipo del buon sovrano, per conseguire una fama immortale. F. delinea quindi uno 'speculum principis', additando a Ercole la differenza tra regalità e tirannide, incarnata dai modelli negativi di Falaride, Nerone e simili, che deve essergli ben presente, mentre la virtù poggia sulla norma della giustizia e dell'onestà, di cui si annoverano diversi esempi antichi, quali l'ateniese Aristide e il romano Fabrizio. Prossima alla giustizia è la munificenza, che tratteggia la grandezza d'animo del principe, illustrata da diversi esempi della liberalità di Alessandro Magno, di Cesare e altri desunti dalle fonti antiche. Ma non v'è bisogno di guardare al passato remoto, quando rifulge l'esempio di Borso, che il suo successore dovrà onorare, insieme con quello dell'altro fratello Lionello e del loro padre Niccolò III, così come dovrà mostrarsi degno del nome che porta, conformandosi alla grandezza dell'eroe greco, noto per la sua generosità verso i mortali e consacrato pertanto dagli dei.
Authors and cited texts: Aeschylus, Sept.
Ennius, frg. (23 (Traglia))
Novum Testamentum, Io. (XIV 27)
Plutarchus, Alex. (V 7)
Plutarchus, Mor.
Plutarchus, Reg. et imp. apopht. (47)
Lexicon index: acrimonia
amplitudo
beatitudo
bellicosus
beneficentia
bombarda
caedes
caritas
desyderium
diligentia
divinitas
doctrina
doleo
ducatus
fides
formidabilis
fortitudo
gloria
humanitas
indignitas
ingenium
irruentia
iusticia
laeticia
largitio
laus
liberalitas
libido
magnidecentia
magnificentia
magnitudo
munus
oratio
ornamentum
pax
pecunia
perturbatio
pietas
praeceptum
praestantia
princeps
probitas
prudentia
pugna
religio
res bellica
res pecuniaria
romana Curia
sagipta
sericus
sordidus
spes
stragis
subsidium
temperantia
terror
tranquillitas
turpis
vestimentum
virtus
Onomastic-Persons Index: Alessandro III di Macedonia 
Alfonso V d'Aragona 
Anassarco 
Anfiarao 
Archelao 
Aristide 
Cesare Gaio Giulio 
Ciro II 
Colleoni Bartolomeo 
Creso 
Este Borso d' 
Este Leonello d', marchese di Ferrara 
Este Niccolò III d' 
Falaride 
Ferdinando I d'Aragona 
Nerone 
Numa Pompilio 
Paolo II 
Romolo 
Senocrate 
Sforza Francesco I 
Sforza Gian Galeazzo Maria 
Name-Place Index: Emilia 
Ferrara 
Modena 
Napoli 
Reggio Emilia 
Bibliography Citation: Francesco Filelfo, Collected letters. Epistolarum libri XLVIII. Critical edition by Jeroen De Keyser, vol. III, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Hellenica, 54), pp. 1436-45.
Responsible: Salvatore Costanza (2015-02-18)
Reviewer: Chiara Kravina (2023-02-27)
Last edit: 2-Mar-2023
Creation: 2-Mar-2023
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