῎Ανθρωπος ὢν ἐν τoῖς πρώτoις πονηρός τε καὶ πάνυ μοχθηρὸς ἀεὶ διατρίβεις περὶ τὰ πρέπoντά σoι

πλὴν δὲ ὁ θεὸς τὰς τῶν ἀνθρώπων διανoίας ἰδών τε καὶ νoῶν, ἐν καιρῷ σαυτὸν τιμωρήσεται. ῎Ερῥωσο.

F. lancia una dura requisitoria contro Domizio Calderini, uomo abietto e malvagio, campione di perfidia e aduso ad ogni genere d'inganni, per cui non ha eguali. Non si stupisce della malvagità che ha accompagnato tutta la sua vita, ma della stoltezza del card. Giuliano della Rovere, il quale tiene al suo servizio un tale individuo. F. termina quindi la sua invettiva, invocando il castigo di Dio contro il reo.

Datazione incongrua rispetto alle lettere precedente e seguente in latino, fra le quali è inserita quest'epistola greca, normalizzata da Legrand con la correzione dell'anno 1477 pro 1476, vd. p. 187 n. 4 e p. 188 n. 6.