Audio te angi animi ex obitu Alphinae matris, honestissimae et probatissimae foeminae, vaehementius quam par est.

sed laetandum potius quod ea sis matre natus, cuius sanctissimis meritis in caelestem sis gloriam perventurus. Vale.

F. invia un'epistola consolatoria al nipote Pietro Giustino per la morte della madre Alfina, che egli aveva cara come una figlia, in quanto il padre di lei era suo fratello Niccolò. Al dolore oltremodo grave del figlio, F. contrappone la legge naturale per cui la morte è una necessità comune, che bisogna accettare cristianamente. Traccia, quindi, l'elogio della defunta, modello eccelso di virtù, di pietà e devozione, che superava tutte le altre concittadine di Tolentino; sempre assidua nei doveri della religione, aliena dai vizi e dalle tentazioni mondane, dedita ad una vita frugale e modesta: bisogna rallegrarsi che ella sia pervenuta alla patria celeste, godendo del premio eterno che spetta ai beati nella gloria senza confini.