Lettera consolatoria a Marco Aurelio per la morte del figlio con precisazioni erudite

Dati opera: Epistolae collectae XLIII 1
Dedicatario/Destinatario: Aurelio Marco 
Lingua: Latino
Greco Antico
Incipit: 
Quo tempore otium mihi nullum relictum erat propter eum, quem Romam versus reditum maturabam, accepi tuam epistolam
Explicit: 
a propriis interpretibus translatas ad alienos. Sed hac permotus rerum indignitate evectus sum longius quam institueram. Vale.
Data attestata o attribuita: Ex Mediolano, V Nonas Octobres MCCCCLXXV.
Luogo: Milano
Data normalizzata: 3-ott-1475
Parole chiave / keywords: epistola consolatoria
filologia
invettiva
lessico
traduzioni
Regesto: 
Mentre progettava il viaggio verso Roma, F. si compiace d'aver ricevuto la lettera piena di attestati d'affetto e solidarietà di Marco Aurelio e lo consola ancora riguardo alla morte del figlioletto, insistendo sull'ineluttabilità della legge naturale estesa a tutti i mortali. In margine alla sciagura che lo ha tragicamente segnato, F. sviluppa una discussione filologico-lessicale, e ritiene il termine usato dall'amico 'semiustulatus' un neologismo inusitato nel latino classico, dove ricorre con la medesima accezione 'semiustus' o 'ambustus' e simili composti di 'urere'; per la scottatura dall'acqua bollente si potrebbe anche dire correttamente 'semielyxatus'. F. riporta, quindi, esempi di finezze semantiche nell'uso di 'habere' in latino ed ἔχειν in greco con relative differenze, che devono essere presenti a chi voglia imitare le lingue classiche. Molti indotti hanno corrotto il testo di Plauto e Terenzio per la loro imperizia e la mancata conoscenza dell'uso della lingua latina. La stessa incuria è riservata dai copisti ai libri contemporanei: difatti, per le 'Vite plutarchee', ora raccolte in un solo codice, quelle di Licurgo e Numa Pompilio, tradotte in latino da F., sono ascritte a Lapo da Castiglionchio, un suo ex allievo; mentre quelle di Teseo e Romolo, opera del solo Lapo, sono viceversa attribuite a F. Alcune versioni tradotte da Lapo sono assegnate ad Antonio Pacini, un altro ex allievo di Filelfo del periodo fiorentino, nativo di Todi, ma nettamente inferiore a Lapo per ingegno e ignaro delle lettere greche. Da assegnare a F. sono, invece, le traduzioni di quattro 'Vite' e precisamente quelle citate di Licurgo e Numa, composte negli anni fiorentini e dedicate al card. Niccolò Albergati, arcivescovo di Bologna, insieme con altri opuscoli; ed infine quelle di Galba ed Ottone, risalenti al periodo milanese. Bisogna evitare di far circolare le traduzioni latine sotto falsa paternità come avviene con Leonardo Bruni, al quale sono ascritte erroneamente le vite di Cesare e Alessandro, ma questi è da criticare perché ha riscritto il testo di sua iniziativa, attingendo a Cicerone, al suo ingegno e non ha seguito fedelmente Plutarco.
Autori e testi citati: Cicero, Phil. (IV)
Franciscus Philelfus, Vita Galbae (opus Plutarchi, translatio ex graeco)
Franciscus Philelfus, Vita Lycurgi (opus Plutarchi, translatio ex graeco)
Franciscus Philelfus, Vita Numae (opus Plutarchi, translatio ex graeco)
Franciscus Philelfus, Vita Othonis (opus Plutarchi, translatio ex graeco)
Lapus Castelliunculus, Thesei et Romuli vita (opus Plutarchi, translatio ex graeco)
Plautus
Plutarchus, Epid. (696)
Terentius, ad. (364)
Indice lessicale: amburo
benivolentia
consuetudo
depravo
familiaritas
graeca litteratura
interpretor
latinitas
malignitas
mendosus
nausea
observantia
offendo
otium
pietas
semiuro
suavitas
διάκειμαι
ἔχω
Indice onomastico-Persone: Albergati Niccolò 
Aurelio Paolo 
Bruni Leonardo 
Lapo da Castiglionchio il Giovane 
Niccolò V 
Pacini Antonio 
Indice onomastico-Luoghi: Firenze 
Roma 
Todi 
Note: 
Riguardo alla morte di Paolo Aurelio, figlio di Marco, in seguito alle scottature e ustioni dell'acqua bollente, dopo due giorni di agonia, vd. l'ep. XLII 28 del 16 settembre. Il problema editoriale delle traduzioni latine delle 'Vite' plutarchee è trattato in termini analoghi nell' ep. XXXIV 6 al vescovo tipografo ed umanista Giovanni Andrea Bussi.
Si vedano gli esempi addotti da Ribuoli, Spunti filologici, p. 142 in Plaut. 'Epid'. 696 e Ter. 'Ad'. 364 per l'uso intransitivo di 'habeo', sottintesi dal discorso di F: per la metrica plautina, vd. ep. IX 35 a Sassuolo da Prato discussa ibid.
Riferimenti bibliografici: Riccardo Ribuoli, Spunti filologici dall'epistolario di Francesco Filelfo, in Francesco Filelfo nel quinto centenario della morte. Atti del XVII Convegno di Studi Maceratesi (Tolentino, 27-30 settembre 1981), Padova, Antenore, 1986 (Medioevo e Umanesimo, 58), pp. 139-158: 142.
Francesco Filelfo, Collected letters. Epistolarum libri XLVIII. Critical edition by Jeroen De Keyser, vol. IV, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Hellenica, 54), pp. 1753-4.
Responsabile della scheda: Salvatore Costanza (2015-05-08)
Revisore della scheda: Chiara Kravina (2023-02-27)
Ultima modifica: 2-mar-2023
Creazione: 2-mar-2023
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