Novi ea te esse moderatione et ingenii bonitate, ut nullis prosperioris fortunae blandiciis ab instituto integerrimae vitae causa usquam divertas

ut optatis meis (quantum fides vestra atque honestas patitur) mos geratur. Vale.

F. ribadisce l'amicizia con Giovanni Andrea Bussi e si congratula con lui perché mantiene uno stile di vita integerrimo che non ha cambiato affatto dopo l'assunzione dell'episcopato, restando benevolo ed amichevole come in passato. Gli domanda, quindi, d'intervenire in suo favore presso la Curia Romana, dal momento che il Papa Sisto IV gli ha prospettato speranze sicure di una sistemazione colà e di raccomandarlo agli intellettuali ed agli uomini dotti della Curia, con i quali sicuramente s'intrattiene in familiarità. F., infatti, desiderando ardentemente di trovare un posto nella Curia, per salvarsi dall'indigenza, auspica l'intervento congiunto di Bussi e di Leonardo Griffi in suo favore.