Nolim, tibi unquam persuadeas quicquam accidere posse, ut in te commovear, quem non solum mirifice diligam, verum etiam observem

nos curam omnem divino consilio relinquamus, contenti tamen studio diligentiaque nostra. Vale cum nostris amicis omnibus.

F. dichiara di essersi stupito dapprima del silenzio persistente di Francesco Accolti ed essendosi informato poi, non ricevendo alcun riscontro dall'amico, si è addolorato molto nell'apprendere che la causa di ciò è dettata dalla perdita della madre, donna eccellente e di costumi ammirevoli, davvero all'antica. Del resto il figlio deve accettare che la bontà è una condizione privilegiata e la morte colpisce tutti in modo indistinto, ma bisogna sperare nell'immortalità dell'anima e del corpo, ma F. non si dilunga oltre, parlando con un uomo di grande sapienza, che non ha bisogno di essere consolato. Infine, espone il timore grave per le sorti dell'Italia, se la vittoria dei Turchi ha assunto davvero le proporzioni di una disfatta dei rivali guidati da Uzun Ḥasan e non resta che sperare nella divina Provvidenza.