Quod diligenter meas litteras reddi curaveris reverendissimo cardinali Papiensi, fecisti et perhumaniter et officiose

idque ut facias, non modo abs te peto, sed etiam contendo. Vale, cum tuis nostrisque amicis.

F. ringrazia l'Aretino di aver curato di recapitare le sue lettere al card. Giacomo Ammannati Piccolomini e lo rimprovera allo stesso tempo di non avergli scritto di seguito alcunché, ma da uomo anziano può comprendere che il giovane amico sia molto impegnato. D'altra parte gli rammenta il dovere di fedeltà verso l'antico precettore, citandogli i versi di Giovenale, per ribadire che i maestri hanno il ruolo di genitori. Lo esorta dunque, anzi gli intima di scrivergli e di informarlo sulla sua situazione, una volta che si sia riposato dalle fatiche dell'insegnamento e dei suoi compiti di oratore e lo prega di salutare gli amici.

Il riferimento ai versi di Giovenale qui citati per esteso è già contenuto nell'ep. XXXVIII 7 del 2 settembre sempre all'Aretino, ripreso adesso per ribadire evidentemente un concetto che F. riteneva il suo scolaro non avesse ancora recepito a dovere.