Lettera al duca Carlo I di Borgogna il Temerario con appello alla crociata contro i Turchi
Authors: Filelfo Francesco
Opera: Epistolae collectae XXXIX 1
Source: Berlin, Staatsbibliothek - Preußischer Kulturbesitz, Lat. qu. 276, ff. 5r-40r
Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 873, f. 459v
Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 873, f. 459v
Language: Latino
Incipit:
Quo ingentiore te ferunt sublimioreque esse animo, invictissime dux Carole, eo maiore commoveor desyderio
Explicit:
ne, si secus agere fortasse perrexeris, ensem divinae iusticiae in te tuosque convertas. Vale, princeps optime ac maxime.
Attested date: Ex Mediolano, Nonis Aprilibus anno a natali Christiano MCCCCLXXIIII.
Normalized date: 5-Apr-1474
Keywords: epistola gratulatoria
storia dell'Impero turco
storia delle crociate
storia dell'Impero turco
storia delle crociate
Regesto:
F. si rivolge al duca di Borgogna Carlo I, mosso dal desiderio di vederlo, così come Socrate aspirava di recarsi dal re di Persia, dal momento che si è diffusa ovunque la fama delle sue imprese; ma, poiché non tutti i desideri possono essere esauditi, ricorre alla mediazione epistolare. Finora il duca ha condotto imprese strabilianti, ma contro altri cristiani, il che inficia la sua azione. Pertanto, F. lo esorta a sostenere la causa della Cristianità negletta dagli altri sovrani con colpevole negligenza e porsi alla guida della guerra contro i Turchi, che moltiplicano i loro attacchi. Nonostante gli appelli degli ambasciatori e perfino degli stessi imperatori bizantini, gli Occidentali hanno permesso la fine dell'Impero Romano d'Oriente e l'espugnazione di Costantinopoli orrendamente saccheggiata dai Turchi. Poi i Turchi hanno allestito una flotta potente, occupando anche Sinope, Trebisonda e i porti del Mar Nero, le isole di Lemno, Lesbo e Calcide d'Eubea, retta dai Veneziani, con la strage di tutti gli abitanti. Per fortuna il sultano Uzun Ḥasan ha attaccato da est i turchi di Maometto II, impegnandoli su un altro fronte, altrimenti l'Italia sarebbe già stata conquistata dai barbari, giacché i principi italiani divisi da discordie intestine non si preoccupano affatto della minaccia turca. Soltanto Venezia s'impegna a contrastare l'avanzata del nemico, che nondimeno ha fatto una scorreria a Cividale del Friuli. Solo il compianto Francesco Sforza si è sforzato per garantire la pace in Italia, imitato ora dal successore Galeazzo Maria. È necessario adesso l'intervento di un principe valente come Carlo di Borgogna per debellare i turchi, i quali vogliono distruggere la Cristianità. A testimonianza delle loro scellerate imprese, F. ricorda la disfatta di Nicopoli (1396), inflitta dal sultano ottomano Bayezid I all'imperatore Sigismondo di Lussemburgo impreparato militarmente. Dato che nel disastro bellico fu fatto prigioniero Giovanni senza Paura, duca di Borgogna e nonno di Carlo, questi deve vendicare l'ignominia contro la sua prosapia. L'estate scorsa F. ha appreso dai Veneziani, prima timorosi, ma ora pronti a contrattaccare con la loro flotta, che Maometto II coi suoi temibili giannizzeri ha compiuto stragi inaudite, ritornando poi a Costantinopoli. Ora che Uzun Ḥasan è stato annientato dagli ottomani e non costituisce alcun pericolo, a Carlo tocca il compito glorioso di risollevare le sorti della Cristianità, come mostrano gli esempi dei Romani assediati da Pirro, i sacrifici degli eroi della Grecia classica, dei tirannicidi e di quanti s'immolarono per la salvezza della patria, come Leonida caduto alle Termopili contro i Persiani di Serse, Ifigenia in Aulide e varie eroine citate da F. Il gran numero di martiri richiede una risposta urgente. D'altra parte Uzun Ḥasan è meno temibile degli ottomani, avendo una moglie cristiana, figlia del re comneno di Trebisonda e mostrandosi favorevole alle potenze cristiane, come mostrano le sue lettere al Papa Sisto IV, al re d'Ungheria Mattia Corvino e Ferdinando di Napoli. Anche a Cipro i Turchi hanno attaccato e, dopo la morte di Andrea Corner, la regina Caterina è fuggita col re neonato Giacomo III di Lusignano. Esposti i motivi di necessità sull'urgenza della crociata contro il Turco, F. passa in rassegna le ragioni filosofiche sull'onestà e la convenienza dell'impresa, richiamando gli esempi dell'Antichità, compresa la guerra di Troia. Bisogna strappare ai Turchi i regni ricchi ed opulenti di cui si sono impadroniti illecitamente. Seguono gli 'exempla' di munificenza dei tiranni (Dionisio I di Siracusa) e re antichi, in primo luogo Alessandro Magno superato solo da Cesare, per ritornare al tema della spedizione vittoriosa contro i Turchi per recuperare i regni sottratti dal nemico ed acquisiti con la vittoria contro Uzun Ḥasan, così il duca sarà l'uomo più potente e ricco sulla terra. Tutta la regione transdanubiana fino al fiume Dnestr e al Mar Nero è abbandonata dai Cristiani ed ora nelle mani dei turchi. Ma come insegna la parabola di Annibale nello scontro con i Romani, l'incostanza della sorte è fatale ed è ora il momento di opporsi ai Turchi con ogni sforzo, per arginarne il dominio sui mari, che ha consentito ripetute incursioni in Italia, Germania meridionale e Ungheria e le minacce sullo Ionio, l'Egeo, il Mar d'Azov, le isole di Cipro, Creta, Rodi, mentre i Veneziani difendono l'Adriatico e le coste d'Egitto e Siria. Ma l'imperatore Federico III non si preoccupa affatto di difendere i suoi sudditi; al contrario, Carlo, seguendo gli esempi dei re santi da Carlo Magno a Luigi IX, otterrà uno splendido risultato, con il riacquisto di Gerusalemme e del S. Sepolcro, nonché di Siria ed Egitto.
Authors and cited texts: Cicero, off. (I 10)
Plato
Terentius, Haut. (XXXII 35)
Vetus Testamentum, Deut.
Plato
Terentius, Haut. (XXXII 35)
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Lexicon index: aerumnosus
auctoritas
auxilium
barbaria
bellicosus
caedis
calamitas
caritas
claementia
classis
commemoratio
contumelia
desyderium
detrimentum
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diritas
dissensio
expeditio
facinus
fama
flagitium
foeditas
formido
gloria
honestas
humanitas
ignavia
ignominia
immortalitas
imperator
incolumitas
incursio
indignitas
iniuria
internuncius
invictus
iusticia
laus
legatus
libertas
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nefarius
negligentia
oratio
pax
periculum
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philosophus
pietas
potentatus
praeda
praedo
prodigiosus
prodigium
religio
repugnator
saevio
salus
sceleratus
servitus
sublimis
truculentus
turpitudo
tyrannis
tyrannus
ultio
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vastatio
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victoria
virtus
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auctoritas
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Alessandro Magno
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Bruto Lucio Giunio
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Cartaginesi
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Corner Andrea
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Dionisio I
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Elena
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Federico III
Ferdinando I d'Aragona
Giacomo III di Cipro
Giasone
Giovanni IV Comneno
Giovanni di Borgogna
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Ifigenia
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Luigi IX
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Sforza Francesco I
Sforza Galeazzo Maria
Sigismondo di Lussemburgo
Sisto IV
Socrate
Teodora Mega Comnena
Timoclea
Torquato Tito Manlio
Uzun Ḥasan
Veneti
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Termopili
Trebisonda
Troia
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Germania
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Trebisonda
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Note:
Armodio e Aristogitone sono definiti 'Lacedaemonii' per errore, dal momento che sono gli Ateniesi uccisori di Ipparco, figlio di Pisistrato e dunque i tirannicidi.
Bibliography Citation: Francesco Filelfo, Collected letters. Epistolarum libri XLVIII. Critical edition by Jeroen De Keyser, vol. III, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Hellenica, 54), pp. 1631-41.
Responsible: Salvatore Costanza (2015-02-25)
Reviewer: Chiara Kravina (2023-02-23)
Last edit: 2-Mar-2023
Creation: 2-Mar-2023
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Appears in Collections: 03. Philelfiana Re.Phi.Lex. - Repertorium Philelfianum Lexicographicum