Non ea sum atrocitate ingenii atque ingratitudine, ut quem luctum ex obitu Laurae dilectissimae uxoris meae accepi acerbissimum meo erga te officio anteponam

quinetiam si iusseris, curabo ut is quamprimum eat ad te. Vale.

F., pur prostrato dal dolore per la perdita della moglie Laura morta due giorni prima del suo rientro a Milano del 6 giugno, non antepone il dolore al dovere di gratitudine nei confronti di Federico di Montefeltro, preoccupandosi della scelta di un precettore di ottimi costumi e con una ricca preparazione umanistica da assegnare a suo figlio, per temprarne il carattere e dargli un'ottima formazione. Propone, quindi, di designare all'uopo Gabriele Pàveri Fontana, già noto sufficientemente, con un'ampia e solida dottrina, docente stipendiato di retorica a Milano per diversi anni, il quale è devoto inoltre verso il duca di Urbino e lo loda con elogi appassionati. F. attende di sapere il parere di Federico di Montefeltro e, se concorda sulla persona proposta, farà in modo che egli si rechi quanto prima da lui.