Heri pridie Nonas Ianuarias in Urbem veni, qui dies unus duntaxat, posteaquam a vobis decessi

ut tibi commendem domum meam, qua tua certe est, non arbitror opus esse. Vale. Et me communi principi commendatum redde.

F. scrive a Fabrizio Elfiteo, per comunicargli il suo arrivo a Roma dopo un viaggio compiuto tra pioggia battente ed alte nevi. Il Tevere è ingrossato e minaccia di esondare in diversi punti e ha gettato nel Tirreno ad Ostia dei serpenti, il che è presagio, secondo l'opinione comune, di guerre e pestilenze per l'Italia. Da parte sua F. è stato accolto sontuosamente dal Papa e dal Collegio cardinalizio, tanto da essere sollevato dalle sue gravi pene e da dimenticare i lutti dei figli e la grave malattia della moglie Laura. Quindi, F. raccomanda la sua famiglia a Elfiteo e lo prega di porgere i suoi rispetti al principe.