Accepi litteras tuas, pater illustrissime, cum mea incredibili animi voluptate, utpote quas legerem plenas facilitatis humanitatisque tuae

tum mei maxime studiosus, quaedam tibi nomine meo coram exponet; quae si mihi gratificaberis, me summo affeceris beneficio. Vale.

Dopo aver protestato la sua affezione al card. Guillaume d'Estouteville contro l'accusa di negligenza (ep. XXXI 56), F. riconosce ora l'errore di un prolungato silenzio epistolare e, dopo aver ricevuto la benevola risposta del prelato con gli attestati della sua munificenza, si dimostra tanto più pentito. Elogia, quindi, il cardinale di Rouen per le sue doti fisiche e morali per cui eccelle fra tutti i mortali e la sua eccelsa dottrina, pertanto si augura che tutti gli altri membri della Curia Romana possano essere simili a lui e conformarsi al suo esempio. Quanto ad un beneficio che d'Estouteville ha profilato generosamente nei suoi riguardi, F. affida la faccenda alla mediazione di Nicodemo Tranchedini, ambasciatore e segretario ducale, il quale ne seguirà gli sviluppi in ogni dettaglio.

F. accenna alla risposta ad una sua lettera a d'Estouteville, che è evidentemente la XXXI 56.