Pestiferam istam atque immanem temporum malignitatem Deus omnipotens et propere perdat et extirpet radicitus

eminus fugiunt, se a vulneribus servare soleant incolumis. Vale etiam atque etiam.

F. maledice la pestilenza che imperversa e impedisce il corso regolare della corrispondenza per il timore del contagio in Lombardia. Si congratula, quindi, vivamente con il card. Gonzaga per la concessione della diocesi di Bologna da parte di Papa Sisto IV, come ha appreso a Milano, trovandosi a sbrigare alcuni affari, con molti rallegramenti. Allega, quindi, le condoglianze per la prematura scomparsa del suo segretario Giovanni Pietro Arrivabene, del quale gli è appena giunta notizia. E se ne addolora profondamente, dal momento che egli era un suo ex-discepolo e lo venerava fin da allora come un padre. Invita, dunque, il Gonzaga a consolarsi, accettando la legge ineluttabile di necessità della natura.

La lettera consta di due sezioni distinte: un messaggio di congratulazioni al card. Gonzaga per l'acquisto del titolo di arcivescovo di Bologna, e un allegato di consolazione per la morte del suo segretario Giovanni Pietro Arrivabene, di cui ha avuto notizia, quando la missiva era già stata terminata.
Fra l'altro si tratta di una voce falsa sulla morte di Arrivabene, come annuncia F. nell'ep. XLVI 15 dell'11 settembre al medesimo.