᾿Εγώ σου τὴν περὶ λόγους δύναμιν καὶ πάλαι θαυμάζων

ἔρῥωσο, τῶν μουσῶν τέμενος, καὶ τὸν σὸν Φιλέλφον φίλει, ὡς εἴωθας, ὃς ὑπὲρ σοῦ καὶ τῶν σοι συνοισόντων κἂν εἰς πῦρ ἅλοιτο, τὸ τοῦ λόγου προθύμως.

F. si compiace delle lettere greche ricevute da Ciriaco d'Ancona, gli esprime la sua ammirazione sconfinata e si profonde in un elogio appassionato del suo stile che non teme confronti né tra i contemporanei né tra gli Antichi, la purezza attica della sua lingua farebbe credere che egli abbia studiato nell'Atene classica e non già a Costantinopoli. Perfino la Musa ellenica proverebbe imbarazzo di fronte a Ciriaco e resterebbe confusa al suo cospetto. Dunque gli augura una lunga vecchiaia sulla scorta di Nestore, per potere illuminare gli amici della sua dottrina.