Litterae tuae, Bartholomaee Sphondrade, quas Kalendis Septembris ex Rhagusio ad me dederas, acerbissimum mihi nuncium attulere

Reliqua tu pro tua prudentia providebis. Vale.

F. risponde all'epistola con cui Bartolomeo Sfondrati gli ha comunicato da Ragusa (Dalmazia) la notizia della morte prematura del figlio Senofonte (n. 1433), già gravemente ammalato e deplora gravemente questo lutto tanto più perché avvenuto in terra straniera. Non si vergogna di confessare le lacrime per il figlio prediletto, malgrado gli appelli alla gravità rivolti agli altri in simili frangenti. Lo stato di prostrazione di fronte alla necessità del destino è esacerbato dal fatto di essere orbato del figlio nel pieno della sua maturità, mentre egli ha già compiuto 72 anni. Non manca di aggiungere che il figlio non sarebbe morto lontano, se avesse seguito i consigli medici del padre e le sue prescrizioni terapeutiche. Segue un elogio del defunto, delle sue alte qualità morali e della sua dottrina e capacità oratoria, per cui non aveva eguali tra i suoi coetanei. Infine, F. ringrazia caldamente Sfondrati per la sua preziosa opera svolta per sbrigare le incombenze pratiche in tale dolorosa circostanza e si offre di ospitare la diletta nuora Giacomina Turcinovich e i nipoti rimasti orfani del padre presso di lui a Milano, ritenendo sconsigliabile la permanenza in Dalmazia per il pericolo turco incombente. Egualmente consiglia a B. Sfondrati di ritornare in Italia dove il suo valore non potrà restare senza la giusta ricompensa.