Gratulatio tua, Antoni Lusce, non debet mihi non probatissima videri; nam et vir es optimus atque gravissimus

quo acutiora videntur mihi hominum ingenia et ad nocendum procliviora. Vale.

Ringrazia anzitutto Antonio per la sua 'gratulatio', lodando poi l'erudizione e la sapienza del destinatario e compiacendosi del fatto che stia continuando tra loro un'amicizia che risale a diversi anni prima: a quando, cioè, F. si trovava a Vicenza ed era sul punto di partire per Bisanzio ed era stato dal Loschi trattato con grande benevolenza. F. viene poi alla richiesta che era pervenuta da Antonio, il quale l'aveva esortato a trasferirsi presso la Curia di Roma, centro di grande cultura: egli non può al momento soddisfare il desiderio dell'amico poiché obbligato per un anno a Firenze; promette però che, trascorso questo lasso di tempo, si recherà volentieri nell'Urbe, anche perché, da quanto ha potuto vedere, a Firenze si trova come tra Scilla e Cariddi, sia per la presenza di molte fazioni, come a Bologna, sia per la natura degli ingegni fiorentini, a suo dire ancor più acuti e inclini al male di quelli che aveva visto nella città felsinea.

Con questa epistola (la prima fiorentina) iniziava il secondo libro della raccolta nella 'princeps' veneziana del 1473 (e, di conseguenza, nel resto della tradizione a stampa).