Quo magis ea consydero, quibus me commonuisti, eo magis quid consilii initurus sim, nescio. Amici enim isti e genere mihi

interpretem, obtemperabo tuae benivolentissimae voluntati. Vale.

F. si mostra perplesso sulle decisioni da prendersi dopo alcune ammonizioni ricevute da Ambrogio: infatti certi amici (non altrimenti specificati), spiega F., assomigliano ai pesci, che soli tra gli esseri animati non si placano, eccezion fatta per certi tori, che preferiscono morire piuttosto che ammansirsi. F. infine si dichiara disposto a tradurre, come vuole l'amico, alcuni 'versus' di Diogene Laerzio.