Putas tu fortasse, mi Ambrosi, fecisse mihi admodum satis, quod nihil in hanc diem responderim ad arithmetica vestra illa 'bis bina bis'

Curate igitur ne mihi ad Insubres iter intercludatur, si cupitis vobis bene consultum iri cum satyro. Vale cum Apolline Marliano meoque dulcissimo Lazaro.

F. scrive ad Ambrogio Griffi, deplorando di non avergli scritto in precedenza e ripromettendo di rispondere in seguito alle sue lettere piene di eleganza retorica in un momento di maggiore calma. È ora in procinto di partire per Milano, per trasferire la moglie, le figlie e i congiunti a Roma. Malgrado le notizie della diffusione della pestilenza, spera che non gli sia precluso il viaggio in Lombardia a causa della morte di alcune meretrici e quattro ubriaconi tedeschi. Infine porge i saluti a Giovanni Marliani e Lazzaro Tedaldi da Piacenza.