Existimo te non esse oblitum cum novissime negotii mei gratia essem Papiae

sed hac de re satis ac super. Tu, velim, diligenter cures, quod tecum hic praesens sum commentatus. Vale.

F. affronta con l'amico Baldassarre Maneroni una questione filologica relativa ad un verso di Giovenale che molti ritenevano corrotto per l'incongruenza metrica di un cretico -anfimacro secondo la dizione filelfiana- presente in terza sede e volevano variamente correggere il grecismo geometres, fonte di tale presunta anomalia. Giustamente F. prende posizione nella diatriba, condannando tali avventate manipolazioni del verso volte ad introdurre un dattilo. Pertanto, difende la lezione tradita sulla base di paralleli prosodici latini tratti da Virgilio, Stazio e Properzio e uno greco desunto dall'Iliade. Fra l'altro il latino deriva dal greco γεωμέτρης in modo trasparente.

Anche se oggi si interpretano le apparenti anomalie del campionario metrico di Filelfo per sinizesi (θεοί, ferrei, eodem) o evoluzione prosodica, come ha evidenziato V. Fera, permane la sua abilità ad interpretare correttamente i fenomeni metrici e a riconoscere la liceità di un'apparente infrazione delle regole, difendendo a ragione il testo tradito.