Lettera a Alberto Parisi su tre passi di Giovenale

Opera Data: Epistolae collectae, XX 12
Recipient: Parisi Alberto 
Authors: Filelfo Francesco 
Language: Latino
Incipit: 
Mediolanensis quidam adolescens, cum proximis diebus istinc revertisset in patriam
Explicit: 
ad me advolet ab librario meo mature excribendum revolaturumque ad vos curriculo. Vale.
Attested date: Ex Mediolano, Kal. Octobribus MCCCCLXIII.
Place: Milano
Normalized date: 1-Oct-1463
Keywords: filologia
lessico
manoscritti
ortografia
Regesto: 
F. riferisce all'amico le risposte date ad un giovane milanese circa tre passi di Giovenale. Il primo è relativo alla nona satira, laddove si legge un emistichio greco: αἴθος γλυκὺ ἄνδρα κιναίδον. Il ragazzo chiedeva il significato della parola αἴθος, scritto con alfa e iota nella prima sillaba, poiché in molti codici si trova scritto ηἴθος con la eta iniziale. Inoltre, il giovane chiedeva se si dovesse scrivere κιναίδος con la iota, oppure κυναίδος con la "i" tenue.
Quanto alla prima questione, sia αἴθος che ηἴθος sono scrizioni corrette. La differenza dipende semplicemente dal dialetto, che nel primo caso è dorico ed eolico e prevede la scrizione della iota accanto alla vocale, mentre nel secondo caso segue l'uso attico e ionico e la iota viene sottoscritta. In quest'ultimo caso la iota non ha valore fonetico. F. rammenta al Parisi che solo tre sono le vocali che ammettono l'uso della iota sottoscritta, cioè alfa, eta e omega e per questo si chiamano "copulate" perché non danno luogo a veri e propri dittonghi; è questo ad esempio il caso di ᾄδω cioè "io canto", di ᾖσα "cantai" e di ᾠδὴ "canto". Tali parole sono scritte con un dittongo improprio, difatti, nel passaggio alla lingua latina non recepiscono il dittongo. Al contrario viene dittongata la parola aethica, cioè "morale" per distinguerla da ethica che deriva da ethos, il cui significato è "consuetudine".
Riguardo alla seconda questione, relativa a κιναίδος, F. risponde che la grafia corretta è quella con iota. Il cinaedus infatti è un vir mollis o "che muove le pudenda" in modo femminile, poiché la parola è composta da κινὴ che significa "movimento" e da αἰδοῖα cioè pudibunda o che è privo di pudore. Se, difatti, si mutasse la "i" in "e" breve (epsilon) si otterrebbe la parola κενὸσ che significa "vacuo". Il giudizio negativo su uomini di questo genere deriva proprio dal fatto che non provano vergogna per i loro atteggiamenti. Una volta giunti a queste conclusioni, cioè che si deve scrivere aithos e non ethos e che κιναίδος si deve scrivere con iota e non con "y", bisognerà ammettere che il verso manca di una sillaba; e ciò o per errore del copista o dello stesso autore.
Il terzo e ultimo quesito posto dal giovane milanese riguarda un passo della satira quattordicesima di Giovenale, laddove si legge: "An magis oblectant animum iactata petauro / corpora quique solet rectum descendere funem?”. Egli diceva di aver sentito a Bologna che "petauro" è un tipo di gioco che deriva il suo nome dal toro (tauro): un uomo saliva sulla parte più alta delle corna del toro e nonostante poi cadesse, rimaneva illeso. Il giovane chiedeva se le cose stessero effettivamente così. F. manifesta al Parisi tutta la sua meraviglia per l'impudenza di certi maestri che paiono più simili agli ubriachi e ai pazzi scatenati. πέταυρον è una parola greca composta da πετᾶν che significa "volare", e da αὖρος cioè "aria", ovvero chi, essendo lanciato, vola per aria. E' un simile gioco non solo ridicolo, ma anche biasimevole, di cui parla anche Marziale.
F. conclude soffermandosi sull'espressione che indica coloro che scendono da una fune, contenuta nel medesimo verso di Giovenale, i quali con termine greco sono detti σχοινβάτης schoenobates, termine contenuto nella satira terza. Il corrispondente vocabolo latino, come risulta da un passo dell'Ecira di Terenzio, è "funambuli". Il poeta dice al Parisi di aver saputo che a Bologna una copia della descrizione del globo terrestre di un certo Dionigi Libico (il Periegeta), tradotta dal greco in latino da Prisciano. Egli desidera poter leggere il testo e chiede al Parisi di farne trascrivere una copia a proprie spese, oppure che gli si mandi il volume e poi F. provvederà a farlo copiare e a restituirlo.
Authors and cited texts: Dionysius Periegeta
Iuvenalis (III 76-78; IX 35-37; XIV 265-67)
Martialis (I 3, 7-8; I 3, 11-12)
Priscianus
Terentius, Hec. (33-34)
Lexicon index: αἴθος
ηἴθος
κιναίδος
κυναίδος
πέταυρον
σχοινβάτης
funambulus
Name-Place Index: Bologna 
Bibliography Citation: Francesco Filelfo, Collected letters. Epistolarum libri XLVIII. Critical edition by Jeroen De Keyser, vol. II, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Hellenica, 54), pp. 946-949.
Responsible: Nicoletta Marcelli (2014-10-20)
Reviewer: Giorgia Paparelli (2023-05-03)
Last edit: 15-Feb-2023
Creation: 15-Feb-2023
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