Epigramma gnomico sul proverbio "ciò che è fatto, non può essere disfatto"

Dati opera: De iocis et seriis, III 48
Fonti: Cesena, Biblioteca Malatestiana, S.XXIII.4, f. 84v
Como, Biblioteca Comunale, 2.1.24
Milano, Biblioteca Ambrosiana, G 93 inf.
Piacenza, Biblioteca Comunale Passerini-Landi, 131
Lingua: Latino
Incipit: 
Cuncta valent superi, sed quae sunt facta, retrorusum
Explicit: 
quo sint facta minus, haud revocare queunt.
Parole chiave / keywords: filosofia
paremiografia
Regesto: 
Monodistico che rielabora da vicino un passaggio dell'Etica Nicomachea aristotelica, dove lo Stagirita cita un frammento del tragediografo greco Agatone, secondo cui l'unica cosa che gli dèi non posso fare, è cambiare ciò che è già accaduto.
Autori e testi citati: Aristotelis, EN (1139B, 9-11 = Agath. fr. 5 Snell)
Note: 
Lo stesso passaggio di Agatone è citato da F. in traduzione latina anche in una lettera a Francesco Barbaro (VII 41, 7 novembre 1450).

Metro: distici elegiaci; 2 versi.
Riferimenti bibliografici: Il De iocis et seriis di Francesco Filelfo: libri I-IV, a cura di Martina Saraceni, Tesi di perfezionamento in Civiltà del Rinascimento, relatore: Mariarosa Cortesi, supervisore: Luca D’Onghia, Scuola Normale Superiore, a.a. 2018-2019, p. 297. (link)
Responsabile della scheda: Martina Saraceni (2020-08-03)
Revisore della scheda: Giorgia Paparelli (2023-05-02)
Ultima modifica: 24-gen-2023
Creazione: 24-gen-2023
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