Quam mihi spem optimam dederas per tuas humanissimas litteras in ipso prope initio pontificatus tui, pater beatissime, eam hoc tempore

quae tua sanctitas iusserit. Vale quamdiutissime, beatissime pater et domine claementissime.

F. rivolge una lettera di ringraziamento a Papa Sisto IV, il quale ha esaudito le speranze in lui riposte da F. all'inizio del suo Pontificato, concedendogli un donativo di 600 fiorini annui, come ha saputo dal card. Francesco Gonzaga e da Federico III da Montefeltro, signore di Urbino. Pertanto, F. promette di corrispondere alla generosità del Pontefice con tutte le opere del suo ingegno e si prodiga per onorarlo con una fedeltà indefessa, essendo capace di scrivere in ogni genere letterario in prosa e in poesia, in greco, come in latino e avendo dimostrato la sua versatilità nei libri già pubblicati in entrambe le lingue classiche. Non vuole mostrarsi superbo con questo elogio, che non si è arrogato da sé, ma che tutti gli riconoscono unanimemente e con cui non può competere nessun altro occidentale dall'Antichità fino ai giorni presenti. Ad ogni modo preferisce dare direttamente prova del suo valore, ed è ora in partenza per Roma per porsi al servizio di S. Santità.