Lettera a Papa Paolo II congratulandosi per la sua elezione a Pontefice e confidando in lui quale presidio della cristianità contro la minaccia dei Turchi

Dati opera: Epistolae collectae XXIII 1
Dedicatario/Destinatario: Paolo II 
Fonti: Bergamo, Biblioteca Civica, MA 286 (Delta V 6), ff. 7v-15v
Bologna, Biblioteca Universitaria, 2948 (Miscellanea Tioli), vol. 36, ff. 49v-57r
Ferrara, Biblioteca Comunale Ariostea, II 135, ff. 119r-125r
Firenze, Biblioteca Riccardiana, 763, f. 320r
Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 873, f. 272v
Oxford, Bodleian Library, Lat. misc. e. 81, ff. 1r-19v
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. Lat. 1199, ff. 23r-29v
ed. Venetiis 1502 (G. Alamannus), f. 156r
Lingua: Latino
Incipit: 
Si quis totius rationis atque sui ipsius nescius unquam fortasse dubitarit res humanas
Explicit: 
quamfelicissime, pater beatissime, et me pro tua innata claementia commendatum habe.
Data attestata o attribuita: Ex Mediolano, XVII Kal. Octobres MCCCCLXIIII.
Luogo: Milano
Data normalizzata: 15-set-1464
Parole chiave / keywords: epistola gratulatoria
invettiva
storia delle crociate
Regesto: 
F. esprime al Pontefice la propria gioia per la sua elezione: essa è giunta in un momento quanto mai delicato a causa della minaccia dei Turchi contro la cristianità, ma la provvidenza ha saputo guidare la scelta dei cardinali su di lui, che più di ogni altro è adatto a ricoprire il ruolo di guida e di presidio della cristianità, sia in virtù della famiglia Barbo a cui appartiene, tra le più insigni della nobiltà veneziana, sia per la sua eccellente educazione fin dalla fanciullezza, sia, infine, per essere il nipote di Eugenio IV, delle cui virtù egli è erede. F. sottolinea come alla bellezza e gradevolezza dell'aspetto esteriore del papa siano armoniosamente pari le sue virtù morali. Di tutte, la principale è la temperanza, che già anche gli Stoici ritenevano la somma tra le virtù. Dell'integrità e della temperanza del pontefice ne è testimonianza il fatto che sia Niccolò V che Callisto III gli affidarono l'amministrazione dei loro pontificati. E lo avrebbe fatto anche Pio II, se non fosse stato completamente assorbito nella ricerca della gloria personale. A testimonianza della benignità di Paolo II, F. ricorda come egli abbia assistito e aiutato Biondo Flavio, quando anziano ed ammalato si trovò in condizione di indigenza e negletto da Pio II, di cui era segretario: per fortuna fu aiutato dal futuro pontefice. Del disprezzo di Pio II per i letterati è testimonianza il distico infamante che egli compose. Del resto anche nei confronti del F., suo antico maestro a Firenze, il Piccolomini non si comportò com maggiore liberalità. F. narra le promesse mai mantenute ricevute da Pio II e le continue illusioni e delusioni ricevute. F. prosegue elencando le virtù di Paolo II, dalla sapienza, di cui fornisce anche una definizione, all'eloquenza e alla magnanimità. Il poeta passa poi a riferire quanto ha appreso circa la situazione in oriente: l'Ungheria è assediata dai Turchi e si trova in grave pericolo, tanto che il re Mattia Corvino, per mancanza di fondi, non può combattere adeguatamente e difendere i confini della cristianità. Nel frattempo anche Maometto II sta organizzando le sue forze per invadere l'Italia: ha già assediato la città di Iaizium (?) sul fiume Sava (Slovenia). F. esorta Paolo II ad aiutare il re Mattia Corvino per fronteggiare adeguatamente queste forze. Se solo Pio II non avesse dissipato così tante ricchezze per fini personali, come strappare Senigallia e Fano a Sigismondo Malatesta per concederle al nipote, ora ci sarebbero più risorse da destinare alla difesa della cristianità. E anche quando organizzò la crociata, F. sottolinea che lo fece con forze esigue, procurate alle spese dei principi cristiani. Da Ancona l'esercito si diresse a Ragusa (Dubrovnik) ottenendo solo di dare più tempo ai Turchi di organizzare la fuga. F. si astiene dall'inveire ulteriormente contro Pio II per non offendere il pontefice e non fare come il Piccolomini che, quando era ancora cardinale, attaccò verbalmente Eugenio IV in pubblico al concilio di Basilea. F. è certo che Paolo II farà tutto quanto sarà in suo potere per aiutare Mattia Corvino e Giorgio Castriota Scanderbeg, mettendo fine ad ogni indugio e suscitando finalmente il terrore tra le file dei Turchi. F. confida che tutti i capi della cristianità saranno al fianco del papa per combattere gli infedeli e, primo fra gli altri, il duca Francesco Sforza.
Indice lessicale: pollicitatio
sapientia
Indice onomastico-Persone: Barbo 
Callisto III 
Castriota Giorgio 
Eugenio IV 
Biondo Flavio 
Malatesta Sigismondo Pandolfo 
Corvino Mattia I 
Niccolò V 
Pio II 
Sforza Francesco I 
Stoici 
Turchi 
Indice onomastico-Luoghi: Ancona 
Basilea 
Fano 
Firenze 
Italia 
Ragusa (Dubrovnik) 
Roma 
Senigallia 
Sava, fiume (Slovenia) 
Ungheria 
Venezia 
Riferimenti bibliografici: Francesco Filelfo, Collected letters. Epistolarum libri XLVIII. Critical edition by Jeroen De Keyser, vol. II, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Hellenica, 54), pp. 1029-40.
Salvatore Costanza, Johannes Hunyadi und Matthias Corvinus in Filelfos Episteln: Laus Hungariae und Türkenkrieg, «Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae», 62 (2022), pp. 25–43: 38 e n. 38.
Responsabile della scheda: Nicoletta Marcelli (2015-03-22)
Revisore della scheda: Chiara Kravina (2023-02-28)
Ultima modifica: 23-gen-2023
Creazione: 23-gen-2023
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