Ferunt Alexandrum regem, Nicodeme Tranchedine, cum in eum incidisset hominem

Sed hac fortasse pluribus quam par est. Vale etiam tu cum hoc meo natali die.

F. secondo un'antica consuetudine in occasione del suo compleanno scrive una lettera all'amico Nicodemo Tranchedini, deprecando la stoltezza degli anziani, i quali tentano di apparire giovani e vogliono cancellare i segni impietosi dell'età. Da questa follia è immune F., il quale è orgoglioso dei suoi capelli bianchi ed ha compiuto 74 anni di età, essendo nato nel 1398, alla data odierna. Ad onta della canizie, gode ancora di una perfetta salute fisica, è nel pieno delle facoltà mentali e ha una buona vista e gli tocca ancora lavorare molto, specie presso i principi Sforza. Questo è il privilegio della vecchiaia, la gravità e la saggezza, pertanto i Romani decisero giustamente di affidare il Senato agli anziani, i quali soli dispongono della necessaria prudenza. F. saluta dunque l'amico al termine del suo compleanno.