Aequoris undisoni domitor tria maxime Theseu

nam duo sunt reliqua cum sue dulce merum.

L'epigramma fu composto per ringraziare il conte Anguissola per aver soddisfatto una delle tre promesse fatte al Tolentinate, al quale ha inviato in dono una sua precedente amante; F. ricorda però al suo corrispondente che mancano ancora due doni all'appello (un maiale e del vino), affinché il conte possa essere immortalato nella Sphortias, che è solito tanto lodare.

Il carme cronologicamente fa seguito a Ioc. II 18 (vd.), diretto al medesimo personaggio. I primi due versi dell'epigramma inoltre fanno riferimento al mito delle tre promesse che Poseidone avrebbe fatto a Teseo, narrato nell'Ippolito di Euripide (vv. 43-46; 887-890), dove esse conducono alla morte del protagonista. Fonte dell'allusione è verosimilmente la tragedia originale, della quale F. possedeva una copia nel ms. Paris, Bibliothèque Nationale, gr. 2713 (ff. 82r-108r). Un accenno al mito si trova anche in Seneca (Phaedr. 941-942) e, più fugacemente, in Cicerone (Off. I 2) ed in Boccaccio, Gen. XII 50.

Metro: distici elegiaci; 18 versi.