Ego te, Nicolae Nicole, vel ex usque Constantinopoli

quod aliquid doleas inesse in me boni quod nolles. Vale.

Sin dai tempi di Bisanzio, F. ha avuto modo di conoscere la fama d'uomo ingegnoso relativa al Niccoli, confermata poi da Guarino e dall'Aurispa; tuttavia F. non è mai riuscito a farlo desistere da quel che pare il suo intento principale, cioè scacciare tutti gli uomini più dotti da Firenze (com'è successo ai tre eruditi appena nominati). Niccoli pare proprio intenzionato a fare lo stesso con F., che non si capacita di tale comportamento, anche perché si ritiene amato da tutta la città; forse Niccolò si sta facendo condizionare dal Marsuppini, indicato qui quale 'vulpecula' astuta e malefica. F. conclude con un accorato invito a che Niccolò rinsavisca, abbandonando tale condotta.