Epigramma a Gaspare da Vimercate sulla virtù

Dati opera: De iocis et seriis, IV 43
Dedicatario/Destinatario: Vimercati Gaspare 
Fonti: Cesena, Biblioteca Malatestiana, S.XXIII.4, ff. 115r-v
Como, Biblioteca Comunale, 2.1.24
Milano, Biblioteca Ambrosiana, G 93 inf.
Piacenza, Biblioteca Comunale Passerini-Landi, 131
Lingua: Latino
Incipit: 
Nemo quidem sapiens spem debet ponere, Gaspar
Explicit: 
nec qui tam multos cunnus ad arma movet.
Parole chiave / keywords: etica
filosofia
Regesto: 
Un uomo saggio, esordisce l'autore, non dovrebbe porre alcuna speranza nel genere umano, in quanto l'umanità non possiede nulla di certo, né di stabile. Solo strumento certo in mano agli uomini è la virtù ("virtus-certa supellex", v. 7), che né la sorte, né la vecchiaia, né la malattia, né la morte possono sottrarre loro. Il poeta dunque auspica per sé stesso non città, né denaro, che richiama anche l'attenzione aggressiva delle donne, ma la virtù.
Autori e testi citati: Cicero, Tusc. (II 13, 17-18)
Plutarchus, Num. (XIV 5)
Indice lessicale: aurum
cunnus
fortuna
hora
humanus
morbus
mors
precium
ratio
robur
senectus
spes
supellex
virtus
Note: 
Metro: distici elegiaci; 12 versi.
Riferimenti bibliografici: Il De iocis et seriis di Francesco Filelfo: libri I-IV, a cura di Martina Saraceni, Tesi di perfezionamento in Civiltà del Rinascimento, relatore: Mariarosa Cortesi, supervisore: Luca D’Onghia, Scuola Normale Superiore, a.a. 2018-2019, pp.316, 365-366. (link)
Responsabile della scheda: Martina Saraceni (2020-09-04)
Revisore della scheda: Giorgia Paparelli (2023-04-30)
Ultima modifica: 21-gen-2023
Creazione: 21-gen-2023
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