Lettera a Marco Cannetoli sulla necessità che cessino i violenti scontri che lacerano Bologna

Dati opera: Epistolae collectae I 69
Dedicatario/Destinatario: Canetoli Marco 
Fonti: Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 873, f. 14r
Torino, Biblioteca Nazionale, E II 21, f. 21r
ed. Venetiis 1473 (V. de Spira), f. 16r
ed. Venetiis 1502 (G. Alamannus), f. 9v
Lingua: Latino
Incipit: 
Ne videar oblitus amiciciae nostrae in illudque proverbium incidisse, quo dici solet
Explicit: 
me cohortata; quae scio pro tua singulari prudentia in bonam partem accipies. Vale.
Data attestata o attribuita: Ex Florentia, III nonas Decembres MCCCCXXVIIII.
Luogo: Firenze
Data normalizzata: 3-dic-1429
Parole chiave / keywords: storia
Regesto: 
F., pur essendo lontano fisicamente da Marco, non si disinteressa certo della sua situazione; e, visto che questa è grave (essendo Bologna dilaniata da scontri interni), si permette di rivolgere qualche consiglio (o forse meglio un'ammonizione) all'amico, dal momento che, tra l'altro, chi è esterno a un determinato contesto spesso vede più acutamente di chi vi è coinvolto (come F. efficacemente esprime tramite le immagini metaforiche di coloro che, rispettivamente, assistono o partecipano attivamente al 'ludus calculorum'). Nella sua riflessione F. prende le mosse da considerazioni generali: è indubitabile che coloro che primeggiano per dignità debbono avvalersi più di altri della 'prudentia' e, dunque, della 'ratio' che in quella è contenuta; e i buoni in generale non devono abusare dei beni materiali, perché così facendo spesso smarriscono il retto comportamento, dimenticando la 'virtus' a causa della loro 'licentia'. Certamente F. non teme nulla di tutto ciò per Marco; ma si sente in dovere di lanciare un appello relativo alla situazione bolognese, da troppo tempo lacerata da scontri intestini (per cui F. utilizza il verbo 'digladior') e caratterizzata da comportamenti alterati da vera e propria furia (indicata da F. con 'debacchor'); d'altra parte è inevitabile che il corpo della 'civitas' sia sconvolto dal dilagare della smodata ambizione e della avidità. I bolognesi dovrebbero essere distolti dai loro atti crudeli sia dalla sapienza biblica (si cita Dt 32, 35, ove si ricorda che la vendetta è divina) sia dalla memoria degli insegnamenti della classicità, dalla quale traspare come i crudeli (si ricordano Giasone di Fere, Leone, Falaride, Clearco e Nerone) vengono odiati, mentre i virtuosi (F. cita Cesare, Traiano, Antonino Pio o Alessandro Severo) lodati. F. conclude segnalando a Marco che tutto questo è condiviso anche da tutti gli amici di lui presenti in quel momento a Firenze.
Autori e testi citati: Biblia sacra, Dt. (32, 35)
Indice lessicale: admonitio
ambitio
avaricia
bonus
civitas
commodum
consilium
debacchor
digladior
dignitas
diritas
licentia
ludus calculorum
prudentia
ratio
vindicta
virtus
Indice onomastico-Persone: Alessandro Severo 
Antonino Pio 
Cesare Gaio Giulio 
Clearco di Eraclea 
Falaride 
Giasone di Fere 
Leone III Isaurico 
Nerone 
Traiano 
Indice onomastico-Luoghi: Bologna 
Firenze 
Riferimenti bibliografici: Francesco Filelfo, Collected letters. Epistolarum libri XLVIII. Critical edition by Jeroen De Keyser, vol. I, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Hellenica, 54), pp. 105-6.
Responsabile della scheda: Filippo Bognini (2015-01-28)
Revisore della scheda: Chiara Kravina (2023-02-27)
Ultima modifica: 20-gen-2023
Creazione: 20-gen-2023
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