Increbruerat apud me iampridem te in Graeciam traiecisse ad Turcos publico amplissimi tui senatus munere

cura ut sciam per tuas litteras. Apud nos enim certi affertur nihil. Vale.

F. scrive al veneziano Marco Aurelio in missione pubblica nell'impero turco per avere da lui notizie di prima mano ed informazioni politico-militari, e si augura che egli possa svolgere il suo compito senza rischi per la sua incolumità, giacché è ben nota la barbarie e la crudeltà dei Turchi, sperando altresì che Dio possa annientare presto questi barbari, per i quali non vi è alcuna distinzione tra lecito ed illecito. Inoltre si rallegra della benevolenza mostrata da Aurelio nei suoi confronti e gli annuncia che un'edizione in 37 libri delle sue Epistolae è già stata approntata proprio nella sua Venezia e là potrà vederla, ritrovandosi all'interno dell'opera tra i suoi corrispondenti.

La presente epistola rappresenta anche un 'terminus ante quem' per la datazione dell'edizione veneziana di Vindelino da Spira delle epistole di F. in 37 libri.